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Scott Pilgrim VS. L’Arte della Trasposizione

Dal mese scorso ha fatto la sua esplosiva comparsa sul canale YouTube di Netflix un video per annunciare il cast di un progetto che era nell’aria da tempo. O meglio, un’idea che spuntava, ogni tanto, in qualche anfratto internettiano ma intrisa di quell’allure da fan edit.
Nessuno credeva veramente che, a un piccolo culto della cultura pop, si potesse veramente aggiungere un pezzettino. Eppure, lo scorso trenta marzo, le speranze di molti sono diventate un po’ più concrete: una serie su Scott Pilgrim vs. The World ci sarà.

Nell’attesa di questo prodotto (che Netflix, ci auguriamo, trasponga come Dio-Bryan-Lee-O’Malley comanda) veda la luce, oggi vi proponiamo una piccola analisi di Scott Pilgrim Vs. The World di Edgar Wright.

Il Gold Standard delle trasposizioni

Nel 2010 Scott Pilgrim Vs. The World, diretto da Edgar Wright e basato sull’opera a fumetto di Bryan Lee O’Malley, esce nelle sale.

La storia in sé è molto semplice. Scott è un giovane uomo di 23 anni che suona il basso in un gruppo e sembra fare poco altro nella vita. All’inizio della narrazione sta uscendo con la giovane Knives Chau dopo essere stato mollato brutalmente dalla sua ex, Envy Adams. Poco dopo, Scott incontra la misteriosa Ramona Flowers per la quale si prende, per usare un termine tecnico, una super sottonata pesante infatuazione. Arrivare al cuore di Ramona, però, è particolarmente difficile: dovrà sconfiggere i suoi sette malvagi ex ®.
A condire il tutto, abbiamo una serie di linee narrative parallele che caratterizzano i tantissimi personaggi secondari che abitano questo universo narrativo.

Pensato come un comedy action, per realizzare questo film è stato investito un budget fantasmagorico (specialmente a fronte di quelli guadagnati), impiegato principalmente per due elementi costitutivi: il cast e, soprattutto, le grafiche ed effetti speciali.
Così come la serie a fumetti, infatti, Scott Pilgrim Vs. The World si caratterizza per delle scelte stilistiche che richiamano inequivocabilmente l’estetica videoludica tipica dei cabinati o dei vecchi picchia duro.

Edgar Wright è noto per sfruttare lo spazio filmico al meglio, creando gag esilaranti con trovate semplici. In questo caso, non solo riprende, esattamente come nell’opera originale, le molteplici reference videoludiche ma anche lo stile fumettistico stesso.
Molte delle scene che vediamo sullo schermo, sono esatte trasposizioni di alcune delle sequenze che compongono il lavoro di O’Malley. Oltre a questo, il film utilizza moltissimo l’integrazione del testo all’interno delle inquadrature per trasporre o sottolineare stati d’animo e sensazioni. Così da far immergere organicamente lo spettatore nell’universo narrativo in cui si svolge la storia.

Scott Pilgrim
Un esempio di integrazione di scritte all’interno delle inquadrature

Per quanto riguarda il cast, quella che abbiamo di fronte è un’opera che fonda buona parte del proprio valore su dei personaggi imperfetti (con i quali è, quindi, facile empatizzare) ma senza sacrificarne il lato caricaturali e stravagante che li rende iconici.
Il tutto è fortemente influenzato dalla percezione dello stesso Scott. Il cui punto di vista permea, senza mai essere troppo palese, ogni avvenimento all’interno del film. Una bella ragazza che lavora come corriere diventa un’apparizione onirica che sfreccia fra sogno e realtà, un nuovo fidanzato della propria ex non può che essere un adone sciocco (e, per qualche ragione, vegano).

Scott Pilgrim Vs. Vladimir Propp

L’intera premessa della storia è leggibile nei termini di un basilare schema proppiano. Ma facciamo un passo indietro: chi era Vladimir Propp?
Linguista russo vissuto nello scorso secolo, Propp è l’autore di Morfologia della Fiaba, opera culmine di un lungo lavoro analitico volto a individuare alcuni elementi narrativi ricorrenti, prendendo come terreno di prova un tipo di testualità piuttosto semplice: le fiabe popolari.

Il suo lavoro viene ripreso da Algirdas Julien Greimas, padre della semiotica strutturalista, che identifica alcuni attanti individuabili in ogni tipo di testualità.
Avremo quindi un re (un Destinante) al quale viene rapita la figlia, una principessa (Oggetto di Valore). Il Re chiamerà quindi un eroe (un Soggetto) e lo incaricherà di salvare la suddetta Principessa in cambio della sua mano. L’Eroe troverà sulla sua strada qualcuno o qualcosa disposto ad aiutarlo (Aiutanti), ma anche qualcuno o qualcosa che si opporrà al suo salvataggio (Anti-Soggetto e Opponenti).

Ma non c’è solo questo, la nostra semplice storia prevederà alcune fasi essenziali. Il re dovrà fornire all’eroe delle motivazioni valide affinché questo voglia o debba salvare la Principessa (la fase della Manipolazione); dovrà diventare in grado di poterlo fare (la fase della Competenza); dovrà esserci un momento in cui abbiamo l’azione, l’eroe sfrutta ciò che ha imparato per trarre in salvo la fanciulla (la fase della Performanza) e, infine, tornati a palazzo vi sarà un lieto fine in cui il re concederà in sposa la principessa al valoroso eroe (la fase della Sanzione, in questo caso glorificante).

Scott Pilgrim
Ramona Flowers

Benissimo, in Scott Pilgrim vs. The World, questo schema narrativo (canonico) è facilmente individuabile: ponendo Scott come Soggetto, Ramona è chiaramente l’Oggetto di Valore e i sette malvagi ex gli Anti-Soggetti.
La pletora di personaggi secondari, costituiscono spesso degli Aiutanti per Scott ma talvolta anche degli Opponenti. E il Destinante? Beh, di primo impulso sarebbe facile vedere in Scott il Destinante di se stesso. Vuole Ramona ed è disposto ad affrontare sette strani strambi (allitterazione non voluta) per conquistarla. Ma, a un’occhiata più attenta, è Ramona a far immettere Scott in questo viaggio per accaparrarsi il suo amore o, come scopriamo col progredire dell’opera, a volerla salvare da un’influenza malefica.

Ramona Flowers e quel fastidioso tropo

Ma Ramona Flowers non era tipo una super Manic Pixie Dream Girl?

È doveroso, arrivati a questo punto, levarsi un dente. Ramona Flowers è stata eletta, insieme ad altri personaggi femminili, emblema del tropo della Manic Pixie Dream Girl (del quale abbiamo parlato estensivamente già qui).

Molto (ma molto molto) brevemente, la Manic Pixie Dream Girl è un tipo di personaggio femminile delineato da Nathan Rabin che si caratterizza per una serie di tratti. L’essere stravagante ma comunque estremamente attraente, diversa da ogni altra e, soprattutto, assolutamente priva di alcunissimo tipo di aspirazione personale. Esiste nell’universo narrativo col solo scopo di far crescere il protagonista maschile, danneggiato e alle prese con un viaggio di cambiamento e trasformazione personale.

In questa sede verrà presa una posizione: Ramona Flowers non è una Manic Pixie Drema Girl.
O meglio, non lo è completamente.
Scott Pilgrim Vs. The World, in ogni sua declinazione testuale, è una storia che è fortemente legata alle credenze e al punto di vista di Scott stesso. E questo, non è neanche necessario specificarlo, ha delle importanti conseguenze su come la storia venga narrata.

Ammettiamolo, Scott Pilgrim è un protagonista (e, se siete capitati su questo articolo perché mettete gli occhi su ogni cosa che abbia a che fare con Scott Pilgrim VS. The World, lo saprete già, cari lettori) molto divisivo. Come già detto, i personaggi in queste opere sono imperfetti, strabordano di difetti ma è questo a renderceli simpatici. Scott, ne è emblema, di eroico ha ben poco. La storia si apre con lui che sta uscendo con una Knives e, buona parte della narrazione intorno a questi due, si fonda sul fatto che lei sia molto più piccola di lui. A questo è correlato il fatto che sia influenzabile, molto presa, completamente persa.

Scott esce con Knives dopo la rottura con la sua ex, Envy Adams (che, raccontataci dagli occhi di Scott, passa dall’essere gentile e amorevole a fredda e aggressiva nel momento in cui i due si lasciano e lei ha successo col suo nuovo gruppo, i Clash at Demonhead). Knives è, insomma, una scelta semplice. Un boost di autostima in un brutto momento no. Quando arriva Ramona, viene accantonata e ignorata dal nostro protagonista. E questo non è un comportamento molto eroico. Ma il punto sta proprio in questo: Scott, per acquisire valore, deve subire una trasformazione. E, è indubbio, la subisce: l’intera storia è una costante trasformazione di Scott fino a un punto di arrivo, a un congiungimento con l’oggetto di valore che si è veramente guadagnato.

Scott Pilgrim

Ramona, in questo contesto, è colei che imprime la trasformazione e questo, in sé, non nega alcun tropo, è vero. Ma questo la rende non passiva, ci fa intravedere ciò che non emerge al livello superficiale della narrazione ma che resta impigliato nelle sue strutture profonde. Dietro al sarcasmo tagliente e all’aura da tipa cool, Ramona cela una profonda tristezza, un passato complicato e almeno una grossa relazione chiaramente tossica. La conosciamo quando è già stata danneggiata e ne vediamo ciò che è rilevante per chi la desidera, molto resta fra parentesi.

Aspettando Netflix

Scott Pilgrim VS. The World è un’opera che ha creato uno stuolo di fedelissimi fan intorno a lei e, come abbiamo avuto modo di accennare fra queste righe, per ottimi motivi.

Come succede in questi casi, quando una cosa grossa e spaventosa come Netflix decide di entrare in gioco, la paura è quindi molta ma le aspettative sono stellari. Bryan Lee O’Malley stesso è direttamente coinvolto nella realizzazione dell’anime. L’intero cast tornerà a doppiare i personaggi, lo studio che si occuperà di animare è Science Sarue questo promette molto bene – e persino Edgar Wright sarà coinvolto nel progetto come Produttore Esecutivo.

Ciò che ci possiamo augurare è che, oltre alla fedeltà stilistica e narrativa -praticamente assicurata- vi sia anche spazio per approfondire trame mai toccate nel film, dare spazio a personaggi che, in meno di due ore, era impossibile sviscerare. Aspettiamo e incrociamo le dita.

BV