Skip to main content

Tre buoni motivi per guardare Licorice Pizza

È da poco terminata l’annuale notte degli Oscar, con vinti e vincitori. Tra i titoli in concorso, ingiustamente battuto, figurava il nuovo film di Paul Thomas Anderson, Licorice Pizza. La pellicola è uscita nelle sale italiane lo scorso 17 marzo 2022, ottenendo buon riscontro da parte del pubblico.

Anderson sceglie il genere della commedia per mettere in scena un vero e proprio amarcord della sua giovinezza, nella Los Angeles degli anni 70, uno young adult come piace di questi tempi. E fin qui tutto bene. Ma Licorice Pizza non è solo questo: ecco tre buoni motivi per guardare questo film.

Primo motivo: il titolo

Licorice Pizza is an odd name for a record store, but it makes sense once you think about it.

Urban Dictiornary.

Licorice Pizza è un titolo che suscita immediatamente ilare curiosità. Forse perché all’apparenza non vuol dire assolutamente nulla, forse perché suona divertentemente strambo. Letteralmente, significa “Pizza alla liquirizia”: tranquilli, nel film non si fa minimamente cenno a una pizza a forma di liquirizia che sa di liquirizia.

Un disco in vinile

Piuttosto, ricorda un vinile che gira: infatti, Licorice Pizza era il nome di un negozio di musica, molto in voga nella California meridionale degli anni Settanta. Guarda caso, oltre ad essere molto fornito e ad avere commessi competenti in fatto di musica, ai clienti veniva offerta della liquirizia. Va precisato, per sostenere la tesi del vinile, che nello slang californiano il termine licorice pizza indicava proprio l’LP, il quale era piatto e tondo come una pizza e nero come una liquirizia.

Inoltre, questi due alimenti “adolescenziali” erano quelli preferiti da Anderson, il quale ha dichiarato in un’ intervista:

Se devo pensare a due parole che mi fanno tornare alla mia adolescenza e al desiderio di correre di qua e di là senza meta quelle sono liquirizia e pizza. Sono due termini che mi riportano immediatamente a quel tempo. Le ho scelte come titolo perché sembravano racchiudere le atmosfere del film, sembravano riuscire a catturare lo stato d’animo che stavo cercando.

Paul Thomas Anderson
Vignetta del negozio Licorice Pizza

Queste motivazioni spiegano anche il cambio del titolo del progetto: all’inizio, il film avrebbe dovuto chiamarsi Soggy Bottom (in rifermento ad un elemento di una delle sotto trame) ma, durante le riprese, venne convertito nel definitivo Licorice Pizza.
E, forse, a posteriori, è stato meglio così.

Secondo motivo: banalmente, la trama

Ad essere più precisi, il film non ha una trama. O, meglio, sono i personaggi stessi a essere protagonisti di più episodi, le loro relazioni costruiscono una specie di plot. Si muovono diversi fattori, conditi dall’esperienza autobiografica del regista che, da inguaribile nostalgico, decide di riportare fatti realmente accaduti durante la sua giovinezza impastandoli nelle vite dei personaggi, concentrandosi su di loro. Ne viene fuori una commedia, sì, una commedia romantica, a suo modo, ma, soprattutto, un inno alla spensieratezza della giovinezza, in cui non si capisce esattamente dove si stia andando.

Questo discorso emerge anche dalla struttura narrativa che decide di adottare, che in realtà non esiste. Il racconto non segue una linea precisa ma va a suo piacimento, snodandosi tra i ricordi dei personaggi, passando da un punto di vista all’altro, da una scena all’altra con rapidità. Anderson ci mostra una scena ai limiti dell’assurdo che è inutile ai fini della trama, mentre subito dopo ecco una corsa pazza per non si sa dove (in questo film corrono tutti e non sanno perché). Piccolo filo conduttore di questo pastiche è una storia d’amore o, meglio, l’innamoramento tra i due protagonisti, Alana e Gary.

Alana e Gary, scena iniziale

Poco importa che lui sia un adolescente e lei una donna di dieci anni più grande: siamo nella Los Angeles del 1973, è perennemente estate e tutto è possibile. È possibile che si possa sfondare nel commercio locale dei materassi ad acqua (chi non lo vorrebbe?), diventare stelle emergenti del cinema, vincere un provino per una pubblicità di completi multiuso. Lo è anche questa storia che ci ricorda la tenerezza del primo amore, quello che ti fa sognare e, perché no, anche correre a perdifiato.

Secondo motivo, parte 2 : Alana, Gary e i personaggi imperfetti

Alana e Gary corrono, si rincorrono come le tracce di un LP: ed è qui che Licorice Pizza assume una delle sue metafore, se vogliamo, più tenere. Tranquilli, nessuno spoiler, capirete il perché di tutto questo running solo guardando il film.

Gary e Alana

Concentriamoci, invece, sui personaggi: la pellicola pullula di personaggi imperfetti. Siamo fuori da ogni schema ordinario di commedia romantica con lei bella-e-impossibile che si fa rincorrere e lui bello-e-impossibile che rincorre (e altre varianti). Nessun’ombra di brutti anatroccoli che si trasformano in cigni o dell’orrendo Prom di fine anno.

Anderson ci regala qualcosa di diverso, più vero: Gary e Alana sono splendidamente ordinari, confusi, problematici e splendidamente umani. Si urlano addosso ciò che non si riescono a dire a voce: le azioni non coincidono con i pensieri, si attraggono e si respingono. Affinità elettive, lo chiamava Goethe. Due che, insieme, sono una bomba ad orologeria e che fanno tenerezza mentre, durante il film, si ripetono amici. Sono due protagonisti ai quali non si può non affezionarsi.

Alana Haim

Nello scegliere gli attori, Anderson assicura il successo del suo ultimo lavoro. Entrambi i protagonisti sono alla prima prova davanti la cinepresa: Alana Haim (Alana) e Cooper Hoffman (Gary) sono spontanei proprio perché questa è la loro prima volta.

Ma c’è di più: Anderson ha rivelato di aver costruito il ruolo di Alana pensando proprio a una delle sorelle del trio musicale statunitense Haim, il cui leader è proprio l’attrice protagonista di Licorice Pizza. Nel film non è presente solo lei ma tutta la sua famiglia. Per Gary, invece, Anderson ha rivelato di aver avuto delle difficoltà: tutti i giovani attori che incontrava sembravano già impostati dai corsi di recitazione. La scelta, alla fine, è ricaduta sul figlio diciottenne dello scomparso Philip Seymour Hoffman: inutile dire quanto il ragazzo si sia rivelato adatto alla parte.

Cooper Hoffman

Splendidamente umana è la carrellata di cooprotagonisti che li affiancano: da due esilaranti Bradley Cooper e Sean Penn (una macchietta di se stesso), agli amici di Alana e Gary. Quella che è ritratta è una generazione che adesso è avanzata con l’età, che ha creduto in quello per cui combatteva. Anderson vuole raccontare la leggerezza di un’età in cui tutto ci sembra realizzabile, con una punta di nostalgia per quei tempi che non torneranno più.

Terzo motivo: gli anni Settanta

Ambientare un film negli anni Settanta significa scegliere la musica di quel periodo, già solamente questo è un buon motivo per scegliere di guardarlo. Immaginiamo di essere per un momento nella scena iniziale di Guardiani della Galassia: siamo Peter Quill che indossa le cuffie del suo walkman e fa partire la musica. Ecco, Licorice Pizza è questo: una hit parade di quel meraviglioso decennio.

Ogni canzone si interseca alla perfezione con Il flusso narrativo: da Cher al Duca Bianco, a Sir Paul McCartney. Questo il sottofondo alla folle corsa dei personaggi verso la vita, in una modalità spensierata che solo e soltanto la giovinezza può dare, quando sembra di essere più leggeri, nonostante i problemi, grandi e piccoli. Personali e storici.

Bradley Cooper interpreta Jon Peters

Altro merito di Anderson è quello, infatti, di far passare quasi in secondo piano la cornice storica (presente, a suo modo). Gli anni Settanta sono ricordati come periodo della crisi petrolifera, che rimane sottesa lungo tutta la proiezione e viene fuori in scene sapientemente orchestrate. Non tralasciando assolutamente il mood leggero, il registra mette in luce il fallimento del sogno americano: ci si può arricchire facilmente e facilmente si può perdere tutto, come una sorta di domino. Cade il pezzo più grande e cadono tutti.

Anderson non risparmia neanche la politica: attraverso una sottile ironia dissacrante, critica il finto perbenismo americano, finta libertà in finto libero Stato. Critica una società che si mostra indistintamente liberale e aperta ma nasconde una fobia del diverso, che predica bene ma razzola malissimo: nascondere segreti scabrosi diventa indispensabile per amore di una buona facciata. Un fardello del quale gli States sembrano non essersi mai liberati.

Perché guardare Licorice Pizza, bonus track

Per chi ha ancora voglia di un po’ di leggerezza e per chi ci legge un’inno d’amore al cinema: l’altro grande segreto è proprio questo. Licorice Pizza è una dichiarazione d’amore del regista, non solo ai tempi che furono (neanche troppo lontani), non solo alla sua adolescenza spensierata, ma anche al puro gusto di fare cinema.

Soprattutto, occorre guardarlo per scoprire come mai i personaggi siano spinti da questa inafferrabile voglia di correre a perdifiato.

AS