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Slam Dunk, la rivincita dei perdenti

Il 2021 è appena cominciato, stai cercando di rimetterti in riga in seguito ai numerosi sgarri compiuti durante le festività e sai che presto dovrai tornare a lavorare o a studiare. Come al solito, però perdi tempo navigando tra I tuoi siti preferiti; e tra film, fumetti, sport e attualità, è facile imbattersi in una notizia che non ti aspetti. A fine 2022 uscirà un nuovo film dedicato a Slam Dunk, dal titolo Slam Dunk: The First.

Slam Dunk: spokon di Takehiko Inoue.

Sei felice e non vedi l’ora di raccogliere ulteriori informazioni a riguardo: sarà un film dedicato ai campionati nazionali o addirittura un sequel? Nonostante l’attesa in quasi due anni, non è stato possibile ricavare alcuna novità, se non un brevissimo teaser che non svela praticamente nulla, a parte lo stile d’animazione scelto e alcune immagini promozionali (che, seppur splendide, non danno la possibilità di sfogare l’immaginazione).

Ma perché siamo così eccitati all’idea di tornare nella prefettura di Kanagawa, da spettatori di avvincenti partite di basket di questi ragazzi liceali?  

Com’è nato Slam Dunk?

Partiamo dalla storia del mangaka Takehiko Inoue, nato e cresciuto nella prefettura di Kagoshima, dove sin da piccolo mostra spiccate doti artistiche che lo spingeranno ad esercitarsi quotidianamente e a darsi l’obiettivo primario di diventare un disegnatore professionista. In gioventù pratica diversi sport, ma quello che lo colpisce maggiormente è il basket. Un’anomalia, considerando la tendenza dei coetanei a praticare gli sport più popolari, come per esempio il baseball. 

Takehiko Inoue.

Riesce a farsi notare grazie a un concorso organizzato da Shuheisha, con un one shot dedicato proprio allo sport tanto amato e praticato.  Grazie al ruolo di assistente di Tsukasa Hojo, autore dei celebri Occhi di Gatto e City Hunter, riesce ben presto a padroneggiare e alternare con disinvoltura il filone comico e drammatico.  Grazie all’uscita di un nuovo capitolo, dedicato unicamente al gioco della pallacanestro, vince nel 1988 l’ambitissimo Premio Tezuka, che gli permetterà finalmente di pubblicare un proprio fumetto nella rivista ammiraglia di Shuheisha: Weekly Shonen Jump

È importante rendersi conto di cosa venisse pubblicato all’epoca in questa rivista settimanale, ovvero i mostri sacri del target Shonen, che tuttora continuano ad essere considerati caposaldi del proprio genere: Dragon Ball, I Cavalieri dello Zodiaco, Le Bizzarre Avventure di Jojo, Ken il Guerriero sono solo alcuni esempi. 

La qualità offerta era decisamente alta e riuscire a far breccia nel cuore dei lettori senza fallire, risulta davvero complicato in un periodo che offre un grande numero di manga di qualità. Inoltre è ancora il 1990, e in Giappone è cambiato poco dal punto di vista della ricezione della pallacanestro, che risulta ancora uno degli sport meno seguiti e più di nicchia. È per questo motivo che (suo malgrado) Inoue nella sua prima vera storia deve inizialmente limitare la presenza del basket, per poterlo far risplendere al momento più opportuno. 

Slam Dunk inizialmente è tutto tranne che uno spokon (fumetto sportivo ndr); si potrebbe piuttosto definire come una commedia romantica o un gag manga con ambientazione scolastica, caratterizzato da un’aspra critica del sistema, con studenti bulli che non portano rispetto a insegnanti e coetanei, causando risse e altri episodi di microcriminalità; per di più non sembrano rendersi conto del peso di tali atteggiamenti sul proprio futuro. 

In un primo momento la pallacanestro è solo uno degli sfoghi comici che propone il fumetto, tanto che Hanamici Sakuragi, il protagonista, inizia a praticarlo solo per fare colpo su una ragazza, Haruko, prendendo inizialmente sottogamba ogni sfaccettatura dello sport, del gioco di squadra e della coesione di un gruppo. 

Il catalizzatore: Le Olimpiadi di Barcellona 1992 

Come abbiamo già sottolineato, il basket non era mai entrato nel cuore degli appassionati giapponesi, che lo seguivano poco e praticavano ancor meno. Ma Inoue sapeva, o in cuor suo sperava, che ci sarebbe stato di lì a poco un evento catalizzatore, che potesse attirare l’attenzione del pubblico di tutto il mondo verso questo sport. L’evento in questione arrivò nel 1992: Le Olimpiadi di Barcellona

Olimpiadi di Barcellona, 1992.

Che il campionato di NBA sia il più seguito, il più ricco, il più desiderato da tifosi e giocatori, non è una novità per nessuno, nemmeno per chi è a digiuno di notizie sul basket. Analizzando il periodo storico in questione più profondamente, a causa delle precedenti sconfitte contro i nemici storici dell’Unione Sovietica alle Olimpiadi di Seoul del 1988 e contro la Jugoslavia ai Mondiali del 1990, la federazione statunitense decise di mostrare al mondo la vera essenza del basket a stelle e strisce, convocando per la prima volta al torneo non degli studenti universitari in rampa di lancio, ma delle stelle assolute tra cui Michael Jordan, Magic Johnson, Larry Bird, Scottie Pippen, Charles Barkley e Karl Malone (solo per citarne alcuni). 

Il risultato fu esaltante: il famigerato Dream Team diede spettacolo, annichilendo tutti gli avversari con più di trenta punti di scarto.

Larry Bird, Michael Jordan e Magic Johnson.

Improvvisamente scoppiò una basket-mania che attirò l’attenzione di tutto il mondo compreso il Giappone, su una NBA entrata nella sua epoca d’oro. Se si segue con attenzione la pubblicazione dei singoli capitoli settimanali, si può notare come Inoue colse la palla al balzo per iniziare a mostrare la prima vera partita proprio nel periodo dell’esordio del torneo olimpionico. Inutile a dirsi, le vendite decollarono e arriveranno negli anni a centoventi milioni di copie vendute. 

A questo punto, Shuheisha ha in casa un fumetto sul basket già avviato, pronto a spiccare il volo. La libertà di potersi esprimere dimostra come Inoue sia un abilissimo disegnatore, ma anche un eccellente scenografo. Le partite non sono mai confusionarie, bensì chiare e dinamiche, qualità che non tutti gli Spokon, nemmeno i più celebri, sono riusciti a trasmettere. 

Il cast, le squadre e il legame con l’NBA

I protagonisti di quest’opera corale sono I giocatori dello Shohoku, una compagine scolastica rappresentante l’omonimo istituto. Le loro divise rosse sono chiaramente ispirate a quelle dei leggendari Chicago Bulls di Michael Jordan. 

Tuttavia, se proprio volessimo identificare un personaggio principale, questo sarebbe sicuramente Hanamichi Sakuragi. Scavezzacollo, teppista e anarchico, inizierà – come suggerito in precedenza – a giocare a basket solo per dimostrare alla ragazza che gli piace di essere meritevole di attenzioni, salvo poi innamorarsi dello sport  arrivando a dichiararlo apertamente durante un’ultima partita mozzafiato e densa di tensione. Suo acerrimo nemico e rivale è senza dubbio il fenomenale Kaede Rukawa, un diamante grezzo ancora da plasmare, che ha bisogno di comprendere quanto l’importanza della squadra sia superiore a quella del singolo giocatore, per quanto esso possa essere abile. 

Divise ispirate ai Chicago Bulls

I due non smetteranno di punzecchiarsi e irritarsi a vicenda per tutto l’arco narrativo e, nonostante questo odio viscerale, ne beneficeranno entrambi maturando e mutando il loro rapporto in una sana rivalità che migliorerà le doti tecniche e mentali dei due, rendendoli senza dubbio – sebbene Rukawa già lo fosse – i migliori giocatori del team. 

La conoscenza del basket NBA da parte di Inoue è evidente soprattutto nella rappresentazione delle partite, dove è possibile notare i punti forti e deboli di tutti i giocatori, chiaramente plasmati ad immagine e somiglianza di mostri sacri dello sport che, al tempo della pubblicazione, erano (in attività e) al top della carriera. 

Michael Jordan e Rukawa Kaede.

Sakuragi è palesemente ispirato a Denis Rodman, fisico e anarchico giocatore dei Chicago Bulls, nonchè probabilmente il miglior difensore e rimbalzista della storia dello sport. Rukawa invece è senza dubbio un giovane Michael Jordan, colui che sa di essere il migliore, ma ancora troppo individualista per tramutare la propria abilità superiore in vittorie di squadra. 

I personaggi di Slam Dunk…
…e i giocatori della NBA.

Sono affiancati da altri personaggi molto interessanti, caratterizzati da intriganti background. Certo, parliamo pur sempre di uno spokon originato da una commedia, quindi non possiamo aspettarci caratteri dalle mille sfaccettature. Nonostante ciò, il lettore non potrà che tifarli, proprio per la loro varietà. 

A tal proposito, uno dei personaggi secondari più degni di nota è senza dubbio Hisashi Mitsui, grazie proprio alla sua particolare backstory. Considerato uno dei miglior prospetti giovanili, nel periodo delle scuole medie subisce un grave infortunio al ginocchio, che lo obbliga ad allontanarsi dal parquet. A causa della fretta e della voglia di praticare lo sport che tanto amava, brucia le tappe, infortunandosi nuovamente. A questo punto decide di abbandonare il basket e, a causa di pessime compagnie, si dedica alla microcriminalità, salvo poi tornare in palestra in una splendida scena in cui incontra nuovamente l’allenatore che tanto aveva apprezzato, implorandolo di poter essere riammesso in squadra. 

Takenori Akagi invece è il capitano della squadra, il collante e il ragazzo più maturo e responsabile. Dotato di una grande prestanza fisica, dimostra un grande interesse nella crescita di Sakuragi, vedendo in lui un grande spirito agonistico e un fisico perfetto per il basket, ma anche un carattere da domare. Tutti questi personaggi, insieme all’arrogantello ma fortissimo Ryota Miyagi, creano il quintetto dei nostri eroi, che seguiremo passo passo in una crescita costante costellata di sconfitte formative ma anche di splendide vittorie contro squadre rivali e giocatori abilissimi. 

Crescere insieme, tra vittorie e sconfitte.

I nostri eroi vengono degnamente fronteggiati da ragazzi altrettanto determinati ad emergere, che riescono con successo a risultare interessanti anche al lettore, che non può che trasformarsi dopo pochi volumi in un tifoso sfegatato dello Shohoku:  

  • Il Ryonan di Akira Sendoh, ragazzo con la testa tra le nuvole ma concentratissimo e lucidissimo durante ogni partita di basket.
  • Shinichi Machi, tecnicamente identico a Magic Johnson, e il suo Kainan, che copia I colori dei Los Angeles Lakers. 
  • Lo Shoyo, che risulta la squadra forse più equilibrata e corale considerando l’abilità dei giocatori, la cui divisa è ispirata al verde dei Boston Celtics
  • Infine, i giocatori del Sannoh con divisa bianco e nera dei San Antonio Spurs, la squadra più forte del campionato. 

Il basket come ancora di salvezza 

Sakuragi giocando a basket matura un legame fortissimo con lo sport, che non viene più visto come un mezzo per conquistare la ragazza di cui è innamorato, bensì il bisogno di migliorarsi e diventare il giocatore di pallacanestro più forte. La crescita del nostro protagonista è antitetica rispetto a quella del personaggio principale del celebre Spokon a tema pugilato, Ashita no Joe. 

Ashita no Joe (aka Rocky Joe)

Da un lato Sakuragi trova salvezza, matura e diventa diligente, pur sempre con un forte temperamento, inizia a guardare al suo futuro, cosa che precedentemente non faceva. Dall’altro, il pugilato porta Joe all’autodistruzione. Egli infatti dedica anima e corpo al pugilato e sebbene tale sport inizialmente sembri offrire un rifugio sicuro al suo spirito ribelle, in ultimo lo porterà a perdere la sua stessa vita. 

Difficile non leggerlo tutto d’un fiato

Slam Dunk ha fatto breccia nei cuori di milioni di lettori e ci sembra naturale che continuerà a farlo con le nuove generazioni che si approcceranno al fumetto. Lo Shohoku è una squadra interessante, varia e coesa, con cui non si può che empatizzare amando ogni singolo giocatore, persino le riserve a cui verrà offerta solo qualche momento di gloria. Non siamo di fronte alla squadra più forte del Giappone, ma veniamo presi per mano da Hanamichi e compagni per assistere alla loro crescita, caratterizzata da tristi batoste ed epici trionfi. 

Una squadra che conquista

Ad essere onesti i nostri campioni hanno vinto la loro più grande battaglia ancora prima della fine del fumetto. Conquistando i nostri cuori ed invogliandoci a tifarli senza alcuna riserva, hanno raggiunto un obiettivo ben più importante della mera vittoria finale. Dopotutto, lo Shohoku è uno specchio di tutti noi, che anche per una sola stagione, una sola partita, una sola azione abbiamo potuto risplendere, fosse sotto gli occhi di qualche amico o di un palazzetto gremito. 

E’ quel senso di coesione e di squadra, di poter compiere delle imprese titaniche pur non essendo dei campioni che ci spinge a ricordare Slam Dunk come un fumetto iconico. Proprio perchè, grazie agli errori e alle sconfitte, riusciamo a identificarci nei personaggi, che non ci appaiono come fenomenali campioni fatti e finiti, ma prestano il fianco alle proprie debolezze. 

JR