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In From Hell, Alan Moore parla di svelamento

18 settembre 2020

L’uomo contemporaneo, non avendo più il senso del passato né visioni del futuro, tende a credere che il presente sia ineluttabile. E dunque tende ad accettarlo così come viene. Io no.

Questa frase di Giuseppe Conte (classe 1945, scrittore, poeta, traduttore), riferita alla contemporaneità, è esattamente ciò che sostiene Sir William Gull, imbeccato ovviamente da Alan Moore, nell’autunno del 1888. È, a modesto parere di chi scrive, la perfetta sintesi, in due righe, di un grosso volume a fumetti, 572 pp., concepito per essere qualcosa in più di una semplice rivisitazione della storia di Jack lo Squartatore e dei cinque omicidi che gli furono attribuiti. Il volume di cui si tratta è FROM HELL (di A. Moore, E. Campbell. 1989 – 1996. Eddie Campbell Comics | edizione integrale del 1999).

Era questo che intendeva Jack quando diceva:

…è il XX secolo. Io gli ho dato inizio

nonostante fosse ancora solo il 1888. E come avrebbe fatto? Semplice: pensandolo. Immaginandolo, come un visionario plasma il futuro mentre ne parla e sacrificando nel contempo il ventre di cinque donne. Bagnando di sangue la terra, come il più antico dei rituali per sigillarne l’essenza. Creando insomma uno spartiacque tra quello che si ha alle spalle e l’avvenire, prevedendo l’arrivo della modernità.

Il frontespizio dell’edizione Planeta De Agostini.

From Hell, quindi dall’Inferno, è anche l’intestazione della lettera che Jack invia a George Lusk (Whitechapel vigilance committee, un comitato di vigilanza civile, nato per sopperire alle mancanze della polizia londinese) insieme ad un pezzetto incartato di rene umano. È dunque quello il luogo che Jack abita (la casa che Jack costruì), un posto sicuramente divertente, ma con climi non troppo miti. Un inferno costruito dentro:

…siamo nella più estrema ed orrenda regione della mente umana, nel sotterraneo del subconscio. Un abisso raggiante dove gli uomini incontrano se stessi… All’inferno Netley. Siamo all’inferno.

E da un demone effettivamente Sir William Gull sembra posseduto, ma non per gli efferati atti di violenza, quelli sono invece molto umani, ma per l’ambizione ostinatissima che rivela nell’eseguire la sua opera (perseverare è diabolico), arrivando persino a rischiare di contrariare la corona inglese e la sua stessa loggia. Difatti il demone si mostra chiaramente nella quasi infantile spontaneità del medico di corte nel confessare il proprio operato all’autorità, dimostrando nel contempo anche un certo senso di superiorità. Si mostra nel suo essere cauto, ma rifiutando di mettere la cautela e l’attenzione nel non farsi scoprire al primo posto delle sue priorità, come invece farebbe un qualsiasi assassino. Le sue energie intellettive infatti non sono al servizio dell’uomo, ma sono completamente assorbite dalla sua opera.

“Nemesis of Neglect” Punch cartoon, 1888

È questa la magia di Alan Moore, la manipolazione della scrittura e della forma fino a celarne con l’una i significati (e il significante) dell’altra. Dunque, l’esoterismo che Jodorowsky, ad esempio, sbatte in faccia (contraddicendosi? Esoterismo infatti significa, almeno in primis, “dottrina nascosta”), Alan Moore lo mostra nascondendolo (correttamente?) tra la velata e stratificata normalità della sua scrittura. Un’operazione sottile che ha richiesto per From Hell almeno dieci anni tra ricerche storiche, teorie, invenzioni e ipotesi più o meno verosimili.
 
Come si apprende in diversi altri volumi (The Killing Joke, DC, 1988) la forma nella scrittura di Alan Moore non è altro che un diverso livello di lettura, forse meno visibile a sguardi superficiali, ma prepotentemente presente. La forma che in The Killing Joke è una struttura perfettamente circolare e composta (il cerchio è un simbolo magico per eccellenza, ma non solo. Uroboro, infinito, concezione del tempo non circolare, eterno ritorno) diventa in From Hell incredibilmente sfaldata, articolata (ma mai sgraziata). Se è vero che fruire di The Killing Joke sembra quasi condurre la mente a localizzare l’esperienza in una ruota da circo, una di quelle dove cammini all’interno stando comunque sempre fermo, con movimento ritmato e composto, per From Hell la sensazione è invece quella di leggere addentrandosi all’interno di una foresta buia, con una debole candela in mano ad illuminare le innumerevoli vie. Insomma, un romanzo a fumetti che cela il romanzo storico, romanzo storico che a sua volta contiene una guida quantomeno non comune della città di Londra e diverse storie personali che si intrecciano con inaspettata normalità. Questo ammasso colloso di storie, viene ulteriormente farcito da allucinazioni e visioni future di natura divina, di spiegazioni sul reale, di follie, introspezioni e ambizioni personali.
 
From Hell, non racconta dunque di un’epoca. From Hell non è il tentato ritratto di un assassino seriale (tentato più volte del resto, con prove eccelse, ma che vanno in direzioni molto diverse, come quello di Patricia Cornwell in “Portrait of a Killer: Jack the Ripper – Case Closed, 2002” o quello da cui lo stesso Moore prende spunto, di Stephen Knights Jack the Ripper: The Final Solution, 1976”) con cui ormai si identifica comunemente un preciso spaccato storico-folkloristico. From Hell è invece uno squarcio aperto con precisione soprannaturale (la stessa, maniacale precisione dell’autore degli omicidi) nel ventre pulsante di una presunta verità. Un taglio netto e rivelatore in quello che le massonerie comunemente intendono come il velo che copre la realtà, quella cioè che sembrerebbe essere la natura dell’universo. Un’epifania dunque, ancora una volta la stessa che il nostro autore impone a Sir William Gull, mascherata da ictus e che funge da evento scatenante per i suoi personali deliri, e che vuole imporre ai suoi stessi lettori, invitandoli ad intraprendere un simbolico percorso iniziatico.

Un inserto.

È questa la magia di Alan Moore, la manipolazione della scrittura e della forma fino a celarne con l’una i significati (e il significante) dell’altra. Dunque, l’esoterismo che Jodorowsky, ad esempio, sbatte in faccia (contraddicendosi? Esoterismo infatti significa, almeno in primis, “dottrina nascosta”), Alan Moore lo mostra nascondendolo (correttamente?) tra la velata e stratificata normalità della sua scrittura. Un’operazione sottile che ha richiesto per From Hell almeno dieci anni tra ricerche storiche, teorie, invenzioni e ipotesi più o meno verosimili.
 
Come si apprende in diversi altri volumi (The Killing Joke, DC, 1988) la forma nella scrittura di Alan Moore non è altro che un diverso livello di lettura, forse meno visibile a sguardi superficiali, ma prepotentemente presente. La forma che in The Killing Joke è una struttura perfettamente circolare e composta (il cerchio è un simbolo magico per eccellenza, ma non solo. Uroboro, infinito, concezione del tempo non circolare, eterno ritorno) diventa in From Hell incredibilmente sfaldata, articolata (ma mai sgraziata). Se è vero che fruire di The Killing Joke sembra quasi condurre la mente a localizzare l’esperienza in una ruota da circo, una di quelle dove cammini all’interno stando comunque sempre fermo, con movimento ritmato e composto, per From Hell la sensazione è invece quella di leggere addentrandosi all’interno di una foresta buia, con una debole candela in mano ad illuminare le innumerevoli vie. Insomma, un romanzo a fumetti che cela il romanzo storico, romanzo storico che a sua volta contiene una guida quantomeno non comune della città di Londra e diverse storie personali che si intrecciano con inaspettata normalità. Questo ammasso colloso di storie, viene ulteriormente farcito da allucinazioni e visioni future di natura divina, di spiegazioni sul reale, di follie, introspezioni e ambizioni personali.
 
From Hell, non racconta dunque di un’epoca. From Hell non è il tentato ritratto di un assassino seriale (tentato più volte del resto, con prove eccelse, ma che vanno in direzioni molto diverse, come quello di Patricia Cornwell in “Portrait of a Killer: Jack the Ripper – Case Closed, 2002” o quello da cui lo stesso Moore prende spunto, di Stephen Knights Jack the Ripper: The Final Solution, 1976”) con cui ormai si identifica comunemente un preciso spaccato storico-folkloristico. From Hell è invece uno squarcio aperto con precisione soprannaturale (la stessa, maniacale precisione dell’autore degli omicidi) nel ventre pulsante di una presunta verità. Un taglio netto e rivelatore in quello che le massonerie comunemente intendono come il velo che copre la realtà, quella cioè che sembrerebbe essere la natura dell’universo. Un’epifania dunque, ancora una volta la stessa che il nostro autore impone a Sir William Gull, mascherata da ictus e che funge da evento scatenante per i suoi personali deliri, e che vuole imporre ai suoi stessi lettori, invitandoli ad intraprendere un simbolico percorso iniziatico.

…una modesta apologia da parte del sottoscritto (Moore, riferendosi al suo lavoro) che al momento è impegnato a guadagnarsi da vivere ammantando strazianti delitti di fesserie soprannaturali.

O forse non si tratta d’altro che dell’ennesimo giochino della verità ad speculum, del mostrare celando.
 
From Hell è un fumetto che richiede cautela nell’approccio e rispetto nella lettura.
Dunque provate a navigarne gli oscuri inchiostri tenendo a mente la via, nel tentativo di non perdervi.
 
VV

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