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Anna sta coi morti: un romanzo di attesa, lutto e vita

A maggio 2023 è stato pubblicato da Pidgin edizioni il romanzo di Daniele Scalese, Anna sta coi morti. Il titolo non lascia spazio a fraintendimenti, la morte sarà il tema centrale di questo romanzo.

L’infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai.

Top Dollar, tratta dal film Il corvo
L’autore Daniele Scalese

Questa è una delle frasi più celebri pronunciata da Top Dollar, il cattivo del film che ha reso famoso Brandon Lee, protagonista de Il corvo. Daniele Scalese ha dato voce alle angosce che ognuno di noi vive quando si trova faccia a faccia con la morte, che sia la propria o quella di una persona cara. Questo è uno dei temi che spaventa di più l’uomo, perché ciò che non si conosce fa sempre paura. Eppure la morte è inevitabile e fa parte della vita. Anna invece non sembra esserne spaventata, forse perché è abituata a stare più con i morti che con i vivi e nell’obitorio dove lavora si sente al sicuro.

Relazioni che finiscono, routine e malattia

Anna ed Enzo sono una coppia come tante che vive un momento di crisi. Decidono di avere un figlio, pensando che questo possa salvarli dalla loro condizione di infelicità e farli riavvicinare. Purtroppo, durante la gravidanza Anna scopre di avere una forma molto aggressiva di leucemia. Si trova così a fare una scelta: abortire e provare a curarsi oppure cercare di portare a termine la gravidanza rischiando la propria vita e quella del feto.

Sono stanco voglio dormire voglio tornare a casa, ma se torno a casa c’è lei che sta morendo e dentro ha nostro figlio incastrato nemmeno lui si può salvare e vorrei averlo davvero un figlio ma un figlio felice e un amore felice e una casa normale dove la gente vive non muore la gente non muore.

Anna sta coi morti, pag. 82

Enzo non sa come stare accanto alla sua compagna. Ci prova, ma non è facile e così si rifugia nel suo lavoro all’obitorio, dove sostituisce Anna da quando è in malattia. Se da un lato Enzo fa i conti con la morte tutti i giorni fino a farla diventare una routine, lavorando a stretto contatto con i cadaveri che arrivano da lui, dall’altro lato, a casa, fa i conti con la morte che arriva lenta, consumando la sua compagna giorno per giorno. Anna invece si rifugia nella meditazione e nei social, attraverso i quali racconta la propria condizione di malata.

Enzo è la voce narrante di questo romanzo e attraverso le sue parole viviamo lo sgretolarsi di una relazione, la malattia che, nel caso di questa coppia, invece di avvicinarli li ha allontanati ancora di più portandoli a ferirsi a vicenda.

Vivere il dolore in anticipo come forma di protezione

Da piccolo gli altri pensavano alle ragazze, io a chi sarebbe morto prima tra mamma e papà. Forse è meglio quando succede da giovani, perché da giovani si pensa alla vita, da adulti ci si proietta verso la morte di chi abbiamo intorno, la viviamo in anticipo, e quando arriva, prosegue un dolore già formato.

Anna sta coi morti, pag. 83

Pensare alla propria morte o a quella dei nostri cari diventa spesso un modo per esorcizzare la paura e l’angoscia che proviamo pensando al momento della fine. Nanni Moretti nel film La stanza del figlio, uscito nel 2001 e vincitore della Palma d’oro al 54° Festival di Cannes, pose l’accento sul momento della chiusura della salma del figlio: una scena straziante e interminabile proprio perché descrive il punto in cui quello che c’era finisce e inizia un nuovo modo di restare al mondo. Chi resta inizia ad aggrapparsi con tutte le sue forze a quel lembo di vita rimasto per risalire a galla dal dolore in cui è sprofondato. Ed è proprio quello che ha fatto Enzo anni prima, affrontando la morte della sorella Eva, ripercorrendo ora il loro rapporto in cui non mancano i sensi colpa. La morte di Eva ha creato una lacerazione profonda in Enzo e nella sua famiglia che non si è più ricucita.

Per ogni libro una canzone

Sto puntando tutto su te e solo un vigliacco ritratta, una promessa mai fatta, tu resta qui con me.

Grande, Afterhours

La lettura di Anna sta coi morti può essere accompagnata da Grande, canzone degli Afterhours, gruppo alternative rock italiano. Il pezzo apre il loro undicesimo album, Folfiri o Folfox, pubblicato nel 2016. È un album complesso, porta con sé l’esperienza della malattia e del lutto vissuto dal frontman Manuel Agnelli, con la perdita del padre a causa di un tumore. Il titolo stesso dell’album fa riferimento a due medicinali chemioterapici per pazienti affetti di tumore al colon.

Copertina dell’album folfiri o folfox, Afterhours

Avevamo un patto io e te e l’hai tradito tu, perché io diventassi grande.

Grande, Afterhours

Ognuno di noi ha fatto un patto tacito con le persone che ama, convincendosi che il momento della morte per loro non arriverà mai, o che sia un’esperienza molto lontana. Una convinzione fanciullesca che ci protegge e ci fa sentire al sicuro. Quando quel patto viene meno diventiamo grandi, l’illusione fa spazio alla realtà, a volte inaspettata e altre volte meno, ma sempre dolorosa da accettare. Infatti, più che accettare ci si adegua alla perdita di qualcuno. Ognuno di noi compie un processo più o meno lungo per trovare un nuovo equilibrio e adeguarsi al vuoto lasciato da chi se ne è andato per sempre.

Un processo di adeguamento all’evento della morte

In realtà, la persona scomparsa rimane sempre presente alla nostra memoria, ma ormai ciò che è cambiato è il modo di stare assieme.

La vita dopo di te, pag. 77

Come scrive Alain Sauteraud nel suo libro La vita dopo di te, pubblicato per Erickson nel gennaio 2023, la morte modifica il modo di stare insieme alla persona scomparsa, che non se ne va dalla nostra mente e continueremo a ricordare e ad amare. Quello che cambia però è il modo di stare insieme a quella persona.

Alain Sauteraud è uno psichiatra e psicoterapeuta francese che si occupa nello specifico del lutto, della sua elaborazione e delle implicazioni psicologiche.

Copertina di La vita dopo di te

La morte è l’avvenimento più incredibile della vita, insieme alla nascita. Ma, mentre la nascita è un inizio, la morte conclude un’esistenza, interrompe quel flusso di momenti a volte meravigliosi, a volte banali, che costituiscono la vita di una persona: migliaia di giorni che hanno avuto un inizio, uno svolgimento e una fine e che ormai non avranno più un domani.

La vita dopo di te, pag. 13

Quello che Scalese è riuscito a trasmettere col suo libro è proprio questo processo. È vero che Anna non è ancora morta, ma una malattia in stato terminale presuppone la perdita più o meno imminente della persona interessata. Quello che viviamo con le parole di Enzo non è la morte, che in quanto tale è un evento, la fine di una vita, bensì il processo di adeguamento alla perdita e le conseguenze che questo ha su chi rimane.

Il problema non è la morte, poiché è un evento che non incontreremo mai. Quello che invece si incontra è la perdita, nel momento in cui muore qualcuno. Pertanto, il lutto non è l’accettazione della morte, ma l’adeguamento alla perdita.

La vita dopo di te, pag. 15

Anna sta coi morti è un romanzo che scorre veloce, la scrittura asciutta e minimalista di Scalese porta il lettore a consumarlo pagina dopo pagina senza prendere fiato. Quella di Scalese è anche una scrittura cruda, diretta; non c’è spazio per pillole che rendano la realtà più digeribile. In questo romanzo viene affrontato il lutto sotto diversi aspetti, oltre a quello che deriva dalla morte di una persona cara c’è anche quello che si prova quando una relazione volge al termine e l’amore lascia spazio al rancore. Anna sta coi morti è un libro che racconta l’attesa: l’attesa che una relazione giunta al capolinea possa migliorare con l’arrivo di un figlio, l’attesa della morte di Anna, quella della sopravvivenza o della perdita del feto e l’attesa di quello che sarà dopo.

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