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Memorie di una donna medico: Nawal al-Sa’dawi e la lotta al patriarcato

Nel suo romanzo autobiografico intitolato Memorie di una donna medico, Nawal Al-Sa’dawi offre una prospettiva potente su ciò che significa essere una femminista in un contesto asfissiante. La scrittrice ci conduce nel suo viaggio personale di scoperta, rivelandoci le sfide e le lotte che ha affrontato come donna in una società che soffoca le voci femminili. Il romanzo fa luce sulle difficoltà che le donne devono affrontare, ma allo stesso tempo incarna la forza e la determinazione di chi osa ribellarsi.

Nawal Al-Sa’dawi

Sono entrata in conflitto con la mia femminilità molto presto, prima ancora di diventare una donna, prima ancora di scoprire qualcosa su di me, sul mio sesso e sulle mie origini; quando ancora non conoscevo il nome della cavità che mi aveva contenuta prima che fossi espulsa in questo immenso mondo.
Allora sapevo soltanto che ero una bambina, come mia madre mi ripeteva tutto il santo giorno. E la parola “bambina” per me significava una sola cosa: che non ero un bambino, non ero come mio fratello.

Memorie di una donna medico, Incipit

Il rapporto con il corpo femminile

L’infanzia della scrittrice è solo l’inizio di un percorso caratterizzato dal rifiuto del suo stesso corpo femminile, un tema che diventerà centrale nella sua esistenza e che plasmerà il suo attivismo.

Fin da giovane, Nawal Al-Sa’dawi percepisce la sua femminilità come un ostacolo. Non solo rifiuta i cambiamenti naturali che il suo corpo subisce, ma lotta contro l’idea di diventare sempre più diversa dagli uomini della sua famiglia. Il corpo diventa per lei una prigione che la separa da ciò che vorrebbe fare ed essere.

La sensazione di sentirsi diversa e limitata dalla sua femminilità diventa insostenibile, e così nasce il suo primo atto di ribellione. Tagliare i propri capelli, definiti dalla madre “corona della donna”, diventa un gesto di sfida alle convenzioni imposte dalla società e, allo stesso tempo, di liberazione dal peso delle aspettative culturali.

Il rapporto con la madre

Mia madre continuò a schiaffeggiarmi, poi crollò seduta sul divano e prese a ripetere, sconvolta: “È impazzita!”. Provai compassione per lei quando la vidi crollare sotto il peso della sconfitta, i suoi lineamenti ormai svuotati di ogni residuo di energia. Sentii un forte desiderio di abbracciarla, e baciarla, e piangere tra le sue braccia. Avrei voluto dirle: “Essere intelligente non vuol dire obbedirti sempre e comunque”.

Memorie di una donna medico, capitolo 1

Questo atto di sfida si trasforma in un moto di ribellione più ampio che ha alla base il rapporto conflittuale con la madre. La riflessione profonda sulla questa relazione mette in luce le sfide che derivano da una figura materna autoritaria cresciuta in una società patriarcale. Sua madre, influenzata dalle norme sociali, agisce in base a ciò che le è stato insegnato e prova a educarla affinché si conformi a un’immagine predefinita di femminilità.

Il Paradiso ai piedi delle donne, Francesca Caferri

Questa conformità forzata mette in evidenza i limiti e le restrizioni imposte alle donne, che diventano simboli concreti di una società che reprime la libertà e l’autenticità femminile, ed entra il conflitto con il desiderio di libertà e realizzazione personale di Nawal al-Sa’dawi.

Se invece mia madre mi amava davvero, al punto da volere la mia felicità e non la sua, perché tutti i suoi ordini e i suoi desideri erano contrari alla mia felicità?
Come poteva amarmi e mettermi ogni giorno catene ai piedi, alle mani e intorno al collo?

Memorie di una donna medico, capitolo 1

Ma è proprio la madre a intuire l’indole di Nawal Al-Sa’dawi, come si evince dal saggio Il paradiso ai piedi delle donne di Francesca Caferri:

La vocazione di spirito ribelle ce l’ha dalla nascita: «Spingi Nawal nel fuoco e ne uscirà indenne» diceva di lei la madre quando aveva meno di 10 anni. Allora non poteva sapere quanto quelle parole fossero profetiche: «Aveva ragione,» ricorda oggi la scrittrice «nella mia vita ho sofferto moltissimo, eppure sono sempre  riuscita a reagire. Sono stata arrestata, umiliata, minacciata, messa al bando  dagli editori, ho divorziato tre volte. Ma ho avuto anche momenti di grande felicità: ho due figli fantastici e ho scritto più di quaranta libri tradotti in tutto il mondo. Il risultato è che oggi non ho paura neanche dell’inferno».

Il paradiso ai piedi delle donne, capitolo 1

Il rapporto con la medicina

Ma torniamo alla giovane Nawal Al-Sa’dawi. La sua determinazione si rivela fondamentale quando riesce a persuadere suo padre ad accettare di farle proseguire gli studi. La scelta di studiare medicina diventa per lei un’opportunità di far capire il suo valore, di mostrare alla madre che una donna può essere più intelligente di un uomo, che lei può fare tutto quello che possono fare gli uomini.

La medicina era qualcosa di terribile, davvero terribile, che mia madre, mio fratello e mio padre guardavano tutti con rispetto e venerazione. Allora decisi che sarei diventata un medico.

Memorie di una donna medico, capitolo 2

La medicina, inoltre, le offre un nuovo punto di vista sul corpo umano. Si rende conto che le differenze imposte dalla madre e dalla società non sono sancite dalla scienza stessa. Scopre che uomo e donna sono molto più simili di quanto credeva, resi diversi solo da differenze formali, ma non sostanziali. Questa scoperta la porta a riconsiderare il suo rapporto con il corpo femminile e apre le porte a una nuova fase della sua vita. Resasi conto che “l’essere umano era piccolo e insignificante”, supera l’interrogarsi sulle differenze di genere e si immerge in una visione più ampia dell’umanità.

Allora capii. Nel mio corpo, quel corpo di donna che un giorno avevo condannato a morte, che avevo sacrificato ai piedi del dio della scienza e della ragione, si stava diffondendo di nuovo la vita. Avevo buttato via tutti quegli anni che erano passati in una lotta senza fondamento, avevo sprecato la mia infanzia, la mia fanciullezza e gli albori della mia giovinezza combattendo una violenta battaglia: ma contro chi? Contro me stessa, contro la mia umanità, contro i miei estinti. E per cosa? Per niente. Adesso ero lì che lasciavo tutto e ricominciavo dal principio della vita, dalla terra semplice e primitiva che produceva spontaneamente amore e grano…

Memorie di una donna medico, capitolo 3
Woman’s Body, Woman’s Word, Fedwa Malti-Douglas

Come scrive Fedwa Malti-Douglas in Woman’s body, woman’s word. Gender and discourse in Arabo-islamic writing, Memorie di una donna medico è la storia di una donna che si ribella agli ostacoli che le ha imposto la società e abbatte le barriere sociali che vincolano il suo corpo.

Noi di Pop-eye non possiamo fare altro che consigliarvene la lettura.

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