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Educazione sentimentale pop: Nana, W.I.T.C.H. e company

Educazione sentimentale e Cultura pop

Per pop si intende l’abbreviazione di popular, ovvero tutte quelle manifestazioni artistiche e mediatiche che hanno avuto una diffusione di massa dalla seconda metà del Novecento in poi e che hanno forgiato le generazioni successive. Grandissimo complice è stato quello strumento magico che prende il nome di televisione, vero e proprio mezzo della cultura popolare.

A contribuire all’educazione dell’individuo, oltre al contesto reale, ci hanno pensato proprio i programmi televisivi di ogni tipo. Come i tempi cambiano e si evolvono, succede anche agli strumenti e la televisione è stata spodestata da internet e dalle piattaforme streaming.
Ma il concetto di base non cambia: diffondere una cultura popolare, un’educazione. Questa è intesa come totale e va a toccare ogni aspetto e interesse dell’individuo, compreso quello sentimentale. Film, serie tv, anime sono stati un bagaglio importante da trasportare nella realtà.

MTV, Italia 1 e le sue meraviglie

A contribuire alla formazione di una o più generazioni ci ha pensato sicuramente MTV. Non solo un canale musicale, adorato dagli adolescenti, ma anche un contenitore di preziose informazioni e di modelli alternativi. Non a caso è proprio su MTV che si fa la conoscenza delle due Nana, di Daria e, agli albori del Duemila, Inuyasha, destinati ad entrare nel panorama collettivo della formazione delle ragazze (ma non solo).

Parallelamente Italia 1 era riuscita a portare sul piccolo schermo alcuni successi dell’animazione giapponese, da Dragon Ball a One Piece, da Detective Conan a Pokémon a Sailor Moon, che però si rivolgevano soprattutto ai più piccoli, spesso con censure molto evidenti. Non a caso, tutti questi programmi venivano proiettati poco dopo l’ora di pranzo. Durante il pomeriggio padrone indiscusse erano le streghette W.I.T.C.H. (2004) mentre su MTV era molto facile incappare nelle avventure tragicomiche di Daria e delle sue amiche (1998).

Da Netflix a Prime Video

Oggi è possibile recuperare questi gioielli dell’animazione grazie alle piattaforme streaming: dal 2019 si può riguardare su Netflix Nana (2006) e Inuyasha (1996-2008), oltre a una lunga selezione di anime nuovi, e riassaporare con un rewatch, decisamente nostalgico, quelle lezioni di educazione sentimentale apprese anni prima davanti alla TV.
E come non dimenticare Toradora! (2008), sempre disponibile sulla piattaforma citata, oppure Lupin III e Pokemon, disponibili su Prime Video.

Educazione sentimentale: Nana & Nana.

Le protagoniste degli anime citati hanno lasciato lezioni di vita indelebili, nelle quali è impossibile non immedesimarsi: prime fra tutte l’indipendenza femminile e l’amicizia.

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Nana Komatsu e Nana Osaki

Cominciamo con Nana, anzi, le due Nana: è un anime unico nel suo genere, le cui protagoniste sono due giovani donne, diversissime, ma accomunate dal fatto di avere un nome uguale e di voler provvedere alla loro vita, basandosi solo su se stesse e sulle proprie forze. E questa, pensandoci, è una frattura: non abbiamo più il classico eroe maschio che risolve tutto, ma due ragazze che imparano a vivere da sole, contando l’una sull’altra. Non più la rappresentazione di un mondo femminile individualista e in contrasto, ma la volontà di capirsi e di sostenersi.
Nana è l’eroe di Nana e viceversa. Entrambe vivono il loro rapporto nella solidarietà più completa. E il messaggio, fortissimo, non può che essere: rimaniamo insieme, coese, insieme siamo una forza incontrastabile.

W.I.T.C.H non fa rima con Winx

Eterna lotta quella tra le fan delle W.I.T.C.H. e quelle delle Winx, entrambe nate da un’idea tutta italiana. Le prime delle streghette dotate di poteri sovrannaturali, le seconde delle fate nel magico mondo zuccheroso di Magix. Un pregio va riconosciuto sia alle une che alle altre: quello di essere state le prime serie a fumetti pensate per ragazze, così da distaccarle dall’universo infantile della Disney.

Le W.I.T.C.H.

W.I.T.C.H. è l’acronimo delle iniziali dei nomi delle cinque protagoniste: Will, Irma, Taranee, Cornelia e Hay Lin. Le cinque amiche condividono un segreto: quello di essere le Guardiane dei quattro elementi, con Will ad avere il potere di catalizzare la loro energia. Oltre a questo vivono la loro vita di comuni adolescenti con i problemi di tutti i giorni, condividendo questo aspetto con le loro lettrici.
L’idea della serie a fumetti, poi di quella animata, era quella di combinare l’adolescenza con la magia, adattandola ad un pubblico di ragazzine. Le W.I.T.C.H. sono eroine, sì, ma lo sono anche quando non si trasformano: perché l’adolescenza è una vera sfida e crescere non è per niente facile.

E uno dei significati è proprio questo: sei tu l’eroina della tua storia. Se hai delle amiche sincere con cui condividere le tue esperienze è ancora meglio. Se non è educazione sentimentale questa!

Kagome, Taiga: l’amore in due

Rimaniamo sempre in tema anime, affrontando uno dei dilemmoni di ogni educazione sentimentale che si rispetti: l’amore. Mettendo da parte la cavalleria e ogni discorso melenso degno del suo nome, Taiga e Kagome rispondono con una semplice frase: l’amore è in due. Soprattutto, l’amore non è disparità ma parità.

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Kagome e Inuyasha

La vera eroina di Inuyasha, a dispetto del titolo, è Kagome: lei impara e supporta il mezzo-demone, si sacrifica per lui nel nome del sentimento dell’amore. Non è un personaggio passivo, non è una costola ma fa anche lei la sua parte. La riuscita di Inuyasha non sarebbe mai avvenuta se lei non lo avesse incontrato: senza il sentimento che li accomuna sicuramente sarebbe stato tutto più difficile.

Lo stesso si può dire della protagonista di una serie un po’ più giovane, Toradora: Taiga non retrocede mai al suo corrispettivo maschile ma irrompe prepotentemente dimostrando grande presenza d’animo. È prima sua amica, in seguito diviene qualcosa di più sempre nel concetto di rapporto a due.

Taiga e Ryuji

Entrambi questi anime regalano un’altra grande lezione: uomo e donna sono partecipi ugualmente nel rapporto, alla stessa misura. Principesse Disney levatevi, insomma.

A scuola da Daria: l’importanza di essere

Daria è un altro grande cult, simbolo di chi non vuole scendere a patti con questo triste mondo. Il personaggio è una ragazza liceale, dalla voce monotona e dalla lingua tagliente, che nel 1997, anno in cui fa la sua apparizione, scardina totalmente il mondo. In un’ epoca in cui I’m a Barbie girl in a Barbie World era il mantra di tutte le ragazze innamorate del rosa, Daria identifica l’altra parte, quella più outsider. Le ragazze a cui il rosa non piaceva, per intenderci. Quelle che crescono ai margini della società scolastica e hanno il privilegio di analizzarla, giungendo a proprie riflessioni.

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Daria

E non solo: Daria rappresenta il manuale di educazione sentimentale che dovrebbe essere sul comodino di ogni adolescente. Questo perché, all’interno della serie, si ha uno spettro a tutto tondo dell’universo femminile, rappresentate dalla sorella minore Quinn e dall’amica Jane, oltre che dalla stessa Daria. La prima l’adolescente tipica e vuota, la seconda idealista e persa nel suo mondo. Dei personaggi in cui è difficile non identificarsi.

Daria, tra le tante lezioni, ci dà la più importante di tutte: quella di essere fedeli a noi stessi e alle nostre convinzioni.

Qualche riflessione finale

Gli esempi citati non sono che una piccola parte di ciò che ha influenzato l’educazione delle masse: espandendo la lente oltre, si nota come i prodotti trasmessi dalle piattaforme streaming abbiano recepito il messaggio lanciato una generazione prima. Se pensiamo a serie tv come Euphoria e Sex Education, nonché uno degli ultimi gioielli di Netflix, Wednesday, notiamo come ragazzi e ragazze abbiano molti modelli in cui identificarsi.

Anormalità significa normalità e questo è visibile anche nei temi trattati e nei personaggi protagonisti e non. Un bel passo in avanti.

AS