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Heartstopper: rappresentare il mondo e l’amore con semplice naturalezza

È il nuovo fenomeno letterario: Heartstopper di Alice Oseman ha conquistato i cuori dei lettori di tutto il mondo. Un fumetto nato come webcomic su Tumblr quando l’autrice aveva solo diciassette anni, pubblicato in Italia da Mondadori per la collana Oscar Ink, e recentemente diventato una Serie TV realizzata per Netflix, di cui a breve uscirà una seconda stagione.

Ma di cosa parla Heartstopper e perché piace così tanto? Sembra una classica – seppur tenera – storia d’amore, eppure tutti continuano a parlarne. Ha forse qualcosa che ad altre opere LGBTQ manca?

Alice Oseman, classe 1994

Una storia d’amore, tanto semplice quanto profonda

Due ragazzi si incontrano.
Diventano amici.
Si innamorano.

Incipit di Heartstopper

Nulla di più semplice. Charlie e Nick frequentano la stessa scuola. Il primo ha fatto coming out al primo anno come ragazzo gay e per molto tempo è stato vittima di bullismo. Il secondo è il capitano della squadra di rugby della scuola, amico di tutti e ammirato da altrettanti. Non si sono mai conosciuti, e non potrebbero essere più diversi. Ma un giorno, càpitano nello stesso corso e si ritrovano ad essere vicini di banco. Inizia così un’amicizia insolita, che per Charlie diventa ben presto una grandissima cotta destinata, secondo lui stesso e il suo gruppo di amici, a finire in un mare di lacrime. D’altronde Nick è la persona più etero dell’universo, no?

Nick e Charlie

La scoperta della propria sessualità

[DISCLAIMER: l’articolo contiene degli spoiler su Heartstopper]

Forse no, ma nemmeno lui riesce più a capire chi è. I suoi sentimenti per Charlie sono evidentemente diversi rispetto a quelli che ha sempre provato per gli altri suoi amici. Gli sono sempre piaciute le ragazze, ma è quasi certo di starsi pian piano innamorando di Charlie. Da questo momento di semi-consapevolezza, inizia per Nick la scoperta di sé e del suo orientamento sessuale.

Iniziamo così a conoscere meglio Nick, mentre lui impara a conoscere meglio sé stesso. Non ci sono drammi, e nemmeno eclatanti colpi di scena, ma una crescita di consapevolezza che avviene in modo naturale e che ci fa emozionare. È proprio questa la prima caratteristica di Heartstopper: la sua apparente semplicità, che forse sarebbe meglio chiamare naturalezza. Nick si innamora di Charlie, prova a baciarlo e viene catturato dalla confusione. Per qualche tempo non sa come definirsi: gay? Oppure bisessuale? Ma poi, anche grazie all’aiuto di Charlie che decide di stargli accanto – non solo come fidanzato, ma soprattutto come amico – capisce che non c’è fretta: non deve niente a nessuno. Affibbiarsi un’etichetta forzata non lo aiuterà a capire chi è realmente.

Il percorso per conoscere sé stessi richiede tempo

È importante come l’autrice tratta il tema della scoperta di sé, soprattutto essendo l’opera rivolta a ragazzi e ragazze in età adolescenziale, tra cui sicuramente si nascondono molti Nick. Per troppo tempo è stato portato avanti il pensiero di un certo “dovere di fare coming out”, non appena ci si rende conto di essere qualsiasi cosa che esca dal concetto di eterosessualità, o di persona cisgender. Nick ci insegna che non è così: scoprire noi stessi può essere un percorso che richiede molto tempo, e non dobbiamo giustificarci per questo. Non dobbiamo niente a nessuno, se non a noi stessi.

Una relazione sana

Il ritratto della felicità

C’è un altro aspetto, in Heartstopper, che lo differenzia da molte altre opere LGBTQ, e che probabilmente ha contribuito ad aumentare la popolarità di quest’opera. Quella tra Nick e Charlie è una relazione sana. Certo, è pur sempre una relazione tra due adolescenti che, come tutti, commettono errori, a volte discutono e non sempre si comportano nella maniera corretta. Ma non ci sono drammi o inutili gelosie, né tantomeno comportamenti tossici da una o dall’altra parte. Nick e Charlie si vogliono bene in modo sincero, si preoccupano l’uno per l’altro, chiedono scusa e imparano dai loro errori.

Sono tante, al contrario, le opere queer che trattano relazioni che non ci sembra esagerato definire tossiche. Forse, anche dovute a uno stereotipo piuttosto radicato nella nostra società: quello che le relazioni non eterosessuali siano, per forza di cose, piene di drammi. Vuoi per una certa omofobia interiorizzata da parte di uno dei partner, vuoi per le pressioni che opprimono a tal punto da far uscire la parte peggiore di sé. Le ragioni possono essere tante, ma forse siamo arrivati a un punto in cui è giusto rappresentare la comunità LGBTQ come qualcosa di normale, ovvero quello che effettivamente è. Anche allo scopo di far sentire chi vi appartiene uno tra tanti, ma in senso buono. Crediamo che tutti abbiano il diritto di leggere una bella storia e sentirsi rappresentati, ma allo stesso tempo sereni.

I really like taking characters through queer discovery in a joyful way.

Alice Oseman in un’intervista

Charlie e il suo disturbo alimentare

Se i primi volumi si concentrano soprattutto sulla storia d’amore e di crescita di Nick e Charlie, dal terzo – ma soprattutto nel quarto – Alice Oseman tenta di affrontare un argomento più delicato: i disturbi alimentari. Passando il tempo con Charlie, Nick inizia a rendersi conto che qualcosa non va. Sono troppe le volte in cui salta i pasti o rifiuta di andare a prendere un gelato insieme. È più silenzioso del solito, e la cosa lo stranisce.

Nick capisce così che Charlie ha un disturbo alimentare, prima ancora che lui stesso se ne renda conto. Il tema viene trattato con delicatezza ed estrema attenzione: non ci sono immagini forti o particolarmente disturbanti. La dimensione psicologica di Charlie viene esplorata un po’ alla volta e la narrazione risulta spontanea, ma mai superficiale.

L’autrice non vuole portare una visione scientifica del disturbo, e perciò non entra in dettagli particolarmente complessi. Il suo obiettivo è un altro, lo stesso che persegue trattando altre tematiche come la consapevolezza sessuale e il bullismo: parlare ai ragazzi che hanno l’età di Nick e Charlie e farli sentire compresi. Offrire loro un modo di rispecchiarsi in dei personaggi che magari hanno i loro stessi dilemmi, ma far loro comprendere che questo non li pregiudica dal vivere una vita normale e felice. I loro problemi non li definiscono come persone, proprio come non lo fanno il loro orientamento o la loro identità sessuale.

Un’inclusione che risulta naturale

La parola chiave in Heartstopper è sicuramente inclusione. È vero che il focus della narrazione è rappresentato dalla storia d’amore tra Nick e Charlie, insieme alla loro crescita come singoli e come coppia, ma in quest’opera c’è molto di più e nulla è lasciato al caso.

Insieme a quella dei due protagonisti, viene lasciato molto spazio anche alle storie di altri personaggi, come Tao ed Elle, amici inseparabili di Charlie. Tao è un ragazzo di origini cinesi, migliore amico di Charlie sempre pronto a difenderlo e a dirgli ciò che pensa senza mezzi termini. È soprattutto grazie a lui che Charlie è sopravvissuto al bullismo conseguito al suo coming out a scuola. Prima migliore amica e successivamente fidanzata di Tao, è Elle: da poco trasferitasi alla scuola femminile, anch’essa è stata vittima di bullismo dopo aver fatto coming out come ragazza trans.

Parole d’ordine: diversità e inclusione – Elle e Tao

Nel coro di personaggi queer troviamo anche Tara e Darcy, coppia lesbica che diventerà presto amica e grande sostenitrice dei protagonisti, e due professori che in gita scolastica scopriranno di provare qualcosa l’uno per l’altro.

L’inclusione – etnica, sessuale, di genere – risulta sempre naturale. di nuovo, diventa esattamente la cosa normale che dovrebbe essere. Allo stesso tempo, però, non viene idealizzata: non manca una rappresentazione di un contesto sociale realistico, che compie atti di bullismo e omofobia ed è cieco di fronte all’ingiustizia. Anche questa narrazione, però, non risulta mai pesante e prevalgono sempre le positive vibes.

Un’autrice impegnata

Alice Oseman, scrittrice e illustratrice inglese, è un’autrice socialmente impegnata sin dal suo esordio: Solitaire, pubblicato a soli 20 anni. Questo, proprio come Heartstopper e i suoi altri romanzi young-adult Radio Silence, I was born for this, Loveless – raccontano storie di adolescenti, storie d’amore o di crescita personale rivolte a un pubblico di giovani che si possano rispecchiare nelle vite dei personaggi che leggono. E in tutte queste storie, sono presenti tematiche sociali di grande attualità, messaggi inclusivi e grida di gioia, più che di protesta: una joyful queerness, come ama chiamarla l’autrice.

I quattro romanzi di Alice Oseman

Tra le sue numerose opere, vogliamo soffermarci un momento su quella più intima e personale, che è forse anche quella più innovativa: Loveless. La protagonista del romanzo è Georgia che, proprio come la sua autrice, è una ragazza aromantica e asessuale. L’asessualità è un “ramo” della sessualità ancora poco conosciuto, poco trattato nei media e, come spesso accade quando l’informazione è scarsa, oggetto di moltissimi stereotipi, anche all’interno della stessa comunità LGBTQ. Con la sua classica semplicità, Oseman mette in scena personaggi realistici e sfaccettati e una storia di crescita che colpisce ed emoziona, facendo arrivare forte e chiaro il messaggio: l’amore romantico non è l’unico tipo d’amore che esiste.

Perché leggere (e guardare) Heartstopper?

Heartstopper è tante cose.

È innanzitutto una tenera storia d’amore tra due ragazzi che all’apparenza non hanno niente in comune, ma che poco alla volta diventano la coppia perfetta.
È il ritratto di una generazione, la Gen Z, che guarda il mondo e spesso non si riconosce in quello che vede. Una generazione di diversi, di esclusi, di “disturbati”. Ma anche una generazione che ha voglia di cambiare le carte in tavola, di urlare al mondo chi è e cosa vuole essere, di dimostrare che non c’è niente di male ad andare fuori dalla norma, ad essere queer.
È una storia che tratta tematiche attuali e talvolta delicate con semplicità, ma senza mai risultare superficiale.

È una storia che vi renderà felici, di questo siamo sicuri.

LDC