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Sense8 e le sfumature dell’amore

Sta per iniziare il Pride Month, il mese che dal 1969 è dedicato alle manifestazioni della comunità LGBT+. In occasione di ciò, abbiamo deciso di parlare di Sense8: una serie che abbraccia tanti temi, primo tra tutti l’amore, in ogni sua sfumatura.

Avevo paura di questa parata perché desideravo davvero tanto di poterne far parte. Così oggi marcerò per quella parte di me che aveva troppa paura per marciare, e per quelli che non possono farlo. Per le persone che vivono come ho vissuto io. Oggi marcerò per ricordare che non solo un io e basta ma che sono anche un noi. E noi marciamo con orgoglio. Vai a fanculo, san Tommaso!

Nomi, parlando del suo primo Pride

Uscita su Netflix nel 2015, Sense8 è una serie TV ideata e creata dalle sorelle Lana e Lilly Wachowski (le mamme di Matrix) in collaborazione con J. Michael Straczynski. Le registe hanno dichiarato di aver preso spunto dall’impatto della tecnologia nella società moderna, in grado di unire e dividere allo stesso tempo.

Di che cosa parla Sense8?

Il titolo della serie, Sense8, cela un gioco di parole: unisce la parola sensate, termine che indica una generale percezione dei sensi e neologismo coniato per identificare i protagonisti, e il numero 8. Otto sono infatti i personaggi principali: sconosciuti provenienti da diverse parti del mondo che si scopriranno legati mentalmente da una connessione telepatica. Questa permette loro di condividere percezioni sensoriali, pensieri e abilità, nonché di farsi mentalmente visita l’un l’altro.

Inizialmente disorientati e ragionevolmente spaventati, i sensate impareranno pian piano a conoscersi e ad aiutarsi l’un l’altro. Tra ingiustizie da scontare in carcere e lotte per i propri diritti, saranno sempre alla ricerca di una qualche risposta sulle loro origini. Ma anche di un minimo di senso a tutto quello che improvvisamente è iniziato, da ben più tempo di quanto immaginino.

La cerchia degli otto sensate

Trama e personaggi di Sense8 sono costruiti in modo spettacolare, ma la bellezza e il successo della serie non risiedono solo in questo. Tante sono le tematiche affrontate in quest’opera, dalle più attuali a quelle esistenziali.

Enorme spazio è dato alla rappresentazione delle minoranze e a tematiche di grande attualità e importanza, quali i diritti della comunità LGBT+, la violenza di genere e la lotta alla povertà e alle disuguaglianze. Ed è proprio su queste che ci concentreremo in questo articolo.

Lito: omosessualità e pregiudizio

[DISCLAIMER: l’articolo contiene degli spoiler sulla serie]

Lito Rodriguez, noto e amato attore messicano, fa parte della cerchia degli otto sensate. Vive la sua omosessualità e la convivenza col compagno Hernando in completa segretezza, al fine di mantenere la propria carriera e la propria reputazione. Lito resta nell’armadio, perché la società sudamericana lo obbliga a scegliere: tra l’amore e la carriera, tra la libertà e la sicurezza. Tramite una finta relazione eterosessuale con la collega – e poi amica – Daniela, Lito e Hernando riescono a vivere la loro relazione senza destare sospetti e, quindi, senza rischiare di perdere tutto. Ma quanto si può vivere bene, rinchiusi in un segreto?

Eppure, la storia di Lito è la rappresentazione di una situazione ancora troppo comune. Nonostante le lotte per l’uguaglianza, la sempre maggior rappresentazione nei media e i diritti conquistati a piccoli passi, nel 2022 ancora una persona su cinque denuncia che il suo orientamento sessuale abbia rappresentato uno svantaggio nella sua vita lavorativa. E quindi sì, ancora troppe persone, proprio come Lito, scelgono di restare nell’armadio per preservare la carriera e la reputazione. Perché alla fine non hanno molta scelta: questo, o continue discriminazioni. Vivere in un segreto, o rischiare di perdere il lavoro.

Hernando, Lito e Daniela

La figura di Lito ricorda a tratti quella di Toma, co-protagonista del manga Blue Flag. Anche Toma, segretamente innamorato del compagno di classe e amico d’infanzia Taichi, sceglie di nascondere il suo sentimento e la sua natura per paura di perdere tutto: la reputazione a scuola, gli amici che lo vedono come un leader e una fonte d’ispirazione, la famiglia che ha sempre voluto per lui una vita di successo.

Il punto di svolta, però, arriva per entrambi.
Lito, dopo che alcune foto che ritraggono lui e Hernando in atteggiamenti intimi sono state rese pubbliche dall’ex marito di Daniela, finisce davvero per perdere la carriera e, per un breve periodo, anche Hernando. Senza lavoro e senza amore, Lito arriva al punto in cui sente davvero di aver perso tutto. Parlando con Nomi, donna transgender appartenente alla cerchia, Lito rivede le sue priorità e riprende in mano la sua vita, scegliendo l’amore sopra a tutto e partecipando al suo primo Pride. Getta così la maschera, sentendosi finalmente davvero libero.

La loro violenza era meschina e ignorante, ma in fin dei conti rispecchiava ciò che loro fossero. La vera violenza, quella che ho capito essere imperdonabile, è quella che facciamo a noi stessi, quando siamo troppo spaventati per essere ciò che siamo realmente.

Nomi, raccontando la sua storia a Lito

Anche Toma, alla fine, decide di abbandonare la paura e correre il rischio, dichiarando il suo amore all’amico. È una scelta che lo porterà a delle conseguenze iniziali di cui già il ragazzo era consapevole: la perdita di alcune amicizie, l’inizio di una serie infinita di pettegolezzi a scuola, il timore della famiglia, il rifiuto. Può quindi sembrare una scelta poco intelligente: perché scegliere di perdere tutto senza ottenere niente?

Ma chi ha vissuto nell’armadio lo sa, che riuscire ad uscirne e urlare al mondo chi si è veramente, porta con sé una sensazione che non è minimamente equiparabile al niente.

Toma si dichiara a Taichi

Nomi: essere una donna transgender e lesbica

Altra sensate e protagonista della serie è Nomi: attivista, hacker e donna transgender e lesbica, che vive a San Francisco insieme alla compagna Amanita. Sin dalle prime scene risultano palpabili le differenze sociali: il Messico di Lito è ancora improntato su una visione eteronormativa e patriarcale, dove risulta impossibile un coming-out privo di conseguenze e si considera normale una relazione in cui la donna è sottomessa all’uomo. Lo prova la storia di Daniela, fuggita dalle violenze dell’ex marito e ripudiata dai genitori, sempre per la solita storia della reputazione. San Francisco è tutta un’altra storia: considerata la capitale gay del mondo, è da tempo una delle città più importanti e significative nella storia dei diritti LGBT+ e dell’attivismo.

Ciononostante, anche la vita di Nomi in quanto donna trans non è facile. Rinnegata dai genitori, che si rivolgono ancora a lei usando pronomi maschili, Nomi ha sofferto di disforia sin da piccola e per anni è stata costretta a crescere come un ragazzo. Anche dopo aver iniziato la transizione in età adulta, le discriminazioni non sono mancate all’interno della stessa comunità LGBT+. Nomi, infatti, è stata vittima di violenza da parte di una TERF (letteralmenteTrans Exclusive Radical Feminist).

Nomi e Amanita

Sul termine TERF (spesso considerato dispregiativo) e sulla tematica transessuale all’interno del movimento femminista si è discusso molto negli ultimi anni, soprattutto in seguito al caso Rowling. Viene definita TERF una persona convinta che le donne transgender non abbiano il diritto di essere incluse nel movimento femminista, in quanto “non realmente donne”. Ma qual è la motivazione che si cela dietro questa (alquanto estrema) posizione? Secondo queste persone, non essendo nate donne, le persone trans non hanno sperimentato direttamente e sin da bambine tutte le discriminazioni che normalmente le donne subiscono nel corso della vita. Ciò porta queste ad opporsi alle rivendicazioni per i diritti delle persone trans, entrando nel paradosso di creare ulteriori divisioni e discriminazioni quando l’obiettivo primario sarebbe proprio quello di eliminarle.

Di transessualità, transfobia e discriminazioni all’interno delle stesse minoranze si parla sempre di più anche nel mondo editoriale, con la scoperta e la pubblicazione di opere a tematica queer e di fumettisti e fumettiste transgender pronti a raccontare la propria storia e a fare luce su una categoria ancora troppo stereotipata. Tra questi, Fumettibrutti (pseudonimo di Josephine Jole Signorelli), fumettista di cui abbiamo parlato anche qui e che è stata tra le prime a raccontare – in modo brutale e senza filtri – la storia della sua transizione in P. La mia adolescenza trans e in Anestesia. Se nel primo fumetto Yole ci fa entrare nella sua interiorità di adolescente piena di dubbi e di dolore, fino alla scoperta della sua identità, nel secondo mette in luce gli ostacoli “esterni” tra i tribunali, le istituzioni e le aspettative sociali, che tuttavia non l’hanno mai fermata nel suo percorso di crescita e realizzazione e anzi, l’hanno resa più forte e sicura di sé.

Una tavola di P. La mia adolescenza trans

Kala e il poliamore

Un terzo personaggio che porta con sé un’idea – seppur ancora accennata – nuova e rivoluzionaria di amore è Kala, farmacista indiana e promessa sposa di Rajan. Lui è un uomo di successo stimato dai genitori della ragazza e genuinamente innamorato di lei, ma per il quale Kala, almeno inizialmente, non prova sentimenti che vadano oltre la stima e l’affetto. Tema centrale nell’evoluzione del personaggio di Kala sarà proprio la confusione intorno all’amore e al suo stesso significato.

Durante il giorno del matrimonio, poco prima che Kala pronunci il suo , la ragazza viene colta da un’improvvisa visione: Wolfgang, un altro degli otto sensate, si presenta nudo di fronte a lei, provocandole uno svenimento. Kala e Wolfgang, visitandosi rispettivamente all’interno delle loro menti, svilupperanno un rapporto speciale, finendo via via per innamorarsi l’uno dell’altra. Ma allo stesso tempo, anche la relazione tra Kala e Rajan diventa sempre più stretta: la ragazza scopre lati del marito che non conosceva e impara, un po’ alla volta, ad amarlo.

Visto così, potrebbe sembrare il classico triangolo alla Twilight. Ma il messaggio che le sorelle Wachowski volevano trasmettere va molto al di là della struggente scelta tra due amanti. Kala, alla fine, sceglierà di non scegliere: nel momento in cui ha quasi visto la morte, ha capito di non preferire Wolfgang a Rajan, né viceversa. I suoi sentimenti per i due ragazzi sono diversi, ma entrambi profondi e veri. Il tema introdotto è proprio quello del poliamore, che – in classico stile Wachowski – conclude la narrazione dei personaggi con un rapporto a tre in cui non sono i due ragazzi a contendersi Kala, e nemmeno il contrario: l’amore prende una forma completamente nuova e, in pochi secondi, distrugge secoli di canoni e preconcetti.

Wolfgang, Kala e Rajan

Ci sono persone… persone a cui mi sento connessa in tutto il mondo che sono innocenti eppure sono rinchiuse in prigione, e sono intrappolate dalle circostanze, o da cose che appartengono al passato e poi ci sono persone senza i privilegi di cui noi godiamo, che si sentono minacciate perché amano una persona che il mondo ha deciso che non possono amare. È sbagliato. Terribile.

Kala, parlando con Wolfgang

Di poliamore non si parla ancora molto, ma qualche titolo sul tema inizia a spuntare fuori anche nel nostro paese. Bodies – storia di un poliamore di Andrea Tomaselli è un viaggio attraverso un mondo in cui non esistono possesso e gelosia. Un’opera in cui l’autore racconta quello che definisce uno dei suoi dolori più intensi: l’aver dovuto scegliere tra due persone che amava, attraverso un anonimo personaggio, che da spettatore diventerà poi protagonista.

Insieme all’amico Neli e alla sua ragazza, Teresa, il nostro protagonista imparerà a confrontarsi col poliamore attraverso tre fasi: la scoperta, la partecipazione e la riflessione. Si tratta di una storia d’amore e, soprattutto, di libertà, che ha come obiettivo primario quello di ritrarre l’amore come ciò che dovrebbe essere e spesso non è: unione e senso di appartenenza, ispirazione e rivoluzione.

Copertina di Bodies

Amor vincit omnia

Le sfaccettature dell’amore sono tante e le registe le hanno rappresentate davvero bene in Sense8, puntando molto sull’inclusione e sulla rappresentazione. Non solo hanno scelto un cast multietnico rappresentando personaggi con diversi orientamenti e identità (senza scadere in stereotipi), ma hanno altresì puntato sulla coerenza di questa rappresentazione persino nella scelta degli attori. Jamie Clayton, che interpreta Nomi, è infatti una donna transgender e attivista proprio come il suo personaggio.

Sense8 è una serie molto importante, capace di esplorare la mente umana in tantissime sue sfaccettature. Non pensiamo di scadere nella banalità affermando che uno dei – se non ILtema principale della serie sia proprio l’amore. Lo suggerisce anche il titolo dell’ultimo episodio, citando Virgilio: amor vincit omnia, l’amore vince su tutto.

LDC