Un anno e mezzo di Red Dead Redemption 2
Sono passati 18 mesi dall’uscita di Red Dead Redemption 2, l’ultima opera di Rockstar, e ancora oggi il ricordo di Arthur, Dutch e la banda dei Van Der Linde nel vecchio west non ci ha abbandonato. Uno dei nostri redattori ne conserva un ricordo piacevole, mentre all’altro è rimasto un ricordo negativo; è per questo, dunque, che hanno deciso di confrontarsi rispondendo a delle domande che riescano a fargli esprimere le proprie opinioni e punti di vista.
Iniziamo parlando del mondo di Red Dead Redemption 2: trovi che sia vivo e variegato oppure un vezzo cosmetico, come il 90% dei vari open world usciti in questa generazione?

Come hai trovato il rapporto tra i personaggi dal punto di vista umano e della messa in scena? C’è qualche personaggio che ti è rimasto dentro o che ritieni iconico?
E, banalmente, su Arthur e sul suo viaggio spesso mi ritrovo a riflettere ancora oggi.

La struttura delle quest ti ha soddisfatto o hai trovato limitante il fatto che appena si abbandonassero i confini della quest la missione fallisse? E cosa ne pensi del modo di innesco delle varie missioni?
A: Premetto che la mia risposta sarà un po’ lunga, perché ritengo l’argomento stimolante. La sfida di Rockstar è stata quella di far convivere una narrazione molto prestante sotto il profilo del ritmo e dei temi narrati con la libertà dell’open world. Questo è un problema abbastanza serio, visto che in molte produzioni le due caratteristiche si sono rivelate un ossimoro, in contrasto tra loro: penso ai titoli Bethesda o allo stesso Breath of the Wild, dove la main quest diventa un semplice pretesto per condurre a un’esplorazione guidata della mondo di gioco. Oppure a Witcher 3, dove la scrittura si esalta nelle secondarie che però stridono con il senso di urgenza e di impellenza del ritrovare la propria figlia, e allora non si capisce perché dovrebbe importarmi della ricerca dei formaggi in un bastione dimenticato (senza contare che, anche qui, per 2/3 del gioco ritorna il famigerato “cerca qualcuno o qualcosa” sulla mappa). La soluzione adottata da RDR2, a livello di game design, è stata semplice: le missioni principali diventano dei momenti di vita di Arthur da eseguire esattamente come li ha vissuti lui. Punto. Gli spazi si restringono e si va sui binari. A mio avviso funziona, e consente di poter variare artificiosamente il ritmo della narrazione principale e anche dello stesso gameplay, senza ricadere in un mono-approccio tipico delle quest open world, approccio che viene a noia dopo un po’ di tempo. Questa volta il mio pensiero va a Metal Gear Solid V: The Phantom Pain dove, al netto di una potenziale scelta da parte del giocatore su come raggiungere l’obiettivo, alla fin fine ci si riduceva il tutto al recupero o all’assassinio per decine di ore; e di solito se il giocatore arriva ad avere padronanza di un determinato approccio non è usuale cambiarlo totalmente, con ricadute importanti nella monotonia. Pertanto, a questo modus operandi – che pur, a detta di molti, utilizzerebbe strumenti propri del videogioco, di interattività – onestamente non posso che preferire uno sviluppatore capace di condurmi con mano quando serve e dove serve. Notevole è anche come siano inserite le secondarie; come dicevo prima, in un contesto dove il “mondo” in evoluzione risulta essere il vero protagonista non creano praticamente mai una dissonanza rispetto alla narrazione principale.
Il modo in cui devono essere pedissequamente eseguite le quest una dopo l’altra cavalcando su e giù per la mappa, senza che poco possa realmente rendere interessante i viaggi, è ciò che rende limitante il tutto. E si ritorna al quesito precedente: in queste casistiche non era meglio creare un gioco lineare, evitando questi tempi morti non colmati da nulla?

Sei favorevole o contrario a tempi di sviluppo così lunghi per un videogioco? Saresti disposto ad aspettare altri 8 anni o più per Red Dead Redemption 3 o preferiresti averlo prima con meno attività, quest e meno cura per i dettagli?

Cosa ne pensi della trama di Red Dead Redemption 2 e di come sia stata narrata, essendo un open world e non un gioco su binari?

Cosa ne pensi del gameplay, del gunplay e della fisica?

Red Dead Redemption 2 ha segnato uno standard per il futuro del mondo videoludico?
