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Seitu e la trappola della dissonanza cognitiva

Sono pochi gli autori che riescono a creare opere che fanno vibrare le corde più delicate dell’animo, creando sinfonie che risuonano e rimbombano fin nelle ossa. Ancora meno sono quelli che lo fanno in modo intimo, mettendoci chiaramente una parte di sé. Tra questi, Giovanni Quasirosso Esposito risulta essere un punto di riferimento nel panorama contemporaneo. Infatti, con le sue illustrazioni emoziona ogni giorno migliaia di persone, sui social e fuori da essi. Giovanni mette al centro delle sue opere l’intimità del quotidiano, fatto non solo di amore e dolcezza, ma anche di tarli e paure.
Il suo ultimo libro Seitu, edito da Feltrinelli, è la summa fumettistica del suo stile e della sua poetica visiva.

Un’illustrazione di Giovanni Esposito.

La storia di molti

Marco e Ilaria sono due ragazzi colmi di desideri e ambizioni. E di amore l’uno per l’altra. Sembrano vivere in un istante sospeso che si ripete con indomita regolarità. Come spesso accade, però, le loro strade si separano: Marco entra all’Accademia delle Belle Arti mentre Ilaria parte per scoprire Dublino. Così la coppia, dapprima unita e con in mano le redini del tempo, si ritrova separata e trascinata da Chronos lungo gli impetuosi torrenti degli anni senza nemmeno accorgersene.


Infatti, per Marco il tempo sembra non scorrere più allo stesso modo: i silenzi dapprima di piena dolcezza intimità si fanno vuoti e pesanti. Le notti sembrano proporgli sempre lo stesso tarlo, gli stessi ricordi. Le stesse emozioni. Sembrano proporgli un qualcosa che prima era caldo, che sapeva di casa e si sicurezza, e che ora ha lasciato solo un buco. Marco è come un puzzle a cui mancano dei pezzi. E, mentre vive la sua vita con questo senso di disagio, in cerca dei pezzi mancanti, la rivede. La rivede in mezzo alla folla. Rivede Ilaria.

La notte porta consiglio…o forse no?

Il migliore dei mondi di Leibniz

Nonostante l’incredulità di Marco, Ilaria è proprio lì. Sembra non essere cambiata per niente dall’ultima volta che si sono visti. Anzi, non è cambiata. Infatti, è proprio l’Ilaria di dieci anni prima, quando il tempo era nelle loro mani e i silenzi erano molto più dell’assenza di parola: erano un manifesto di completezza e intimità. Ma Ilaria lo sa. E lo sa anche Marco. Lei non è altro che una proiezione dei ricordi del ragazzo.


Dopo l’incredulità iniziale, Marco decide di crederci. Di credere in quella visione, finzione o realtà che sia. Decide di creare il suo mondo, quello migliore, quello di Leibniz; e di vivere appieno la proiezione di Ilaria, ritrovando un senso di completezza che sembrava perso per sempre. Torna a vivere la vita in piccoli e delicati attimi. A volte, questi attimi si trasformano in rimpianto e frustrazione per la realtà in cui vive, e persino accusatori nei confronti della ragazza, colpevole di averlo lasciato indietro. Eppure, ricade in quella malinconica leggerezza tanto agognata, fino ad arrivare al momento in cui, di nuovo, rivede Ilaria. La vera Ilaria. Così diversa e così simile a lui. E con lei torna il disagio.

Uno dei momenti di completezza e comprensione tra Marco e la proiezione di Ilaria.

Dissonanza cognitiva e memoria selettiva

Il protagonista, per tutto il racconto, cerca di risolvere una dissonanza cognitiva. La dissonanza cognitiva, teorizzata da Leon Festinger, indica la situazione in cui le opinioni e le convinzioni di una persona si trovano in una condizione di forte contrasto tra loro, generando un senso di profondo disagio. La risoluzione della dissonanza cognitiva avviene spesso in maniera inconscia e può essere risolta essenzialmente in tre modi: producendo un cambiamento nell’ambiente, modificando il proprio mondo cognitivo o modificando il proprio comportamento.

La situazione di contrasto, per Marco, è da individuare nel suo malessere, nei suoi ricordi con Ilaria e il ruolo che lui stesso ha avuto nella loro rottura. Quest’ultimo è un aspetto fondamentale: infatti, anziché riconoscere i propri errori e le proprie mancanze, Marco preferisce risolvere la propria dissonanza cognitiva idealizzando i ricordi e colpevolizzando Ilaria. Indugiando in questo limbo, finisce per modificare il proprio mondo cognitivo, un mondo che gli permette di vivere l’idillio che la sua mente ha creato, sfruttando la selettività della memoria per rimuovere i propri errori.

Sostanzialmente, Marco cerca di porre fine al suo disagio mentendo a se stesso. In questo modo ottiene un benessere momentaneo che gli permette di non venire a patti con la realtà, di certo più difficile e dolorosa. Ma anche inevitabile.

Infatti, la vera Ilaria rappresenta proprio lo scontro con la realtà. Quasirosso rende Marco l’immagine pulsante della difficoltà di confrontarsi con sé stessi e i propri difetti, oltre che con gli altri. Mette in luce quanto il cambiamento e l’accettazione di sé siano fondamentali per il proprio benessere; e sottolinea come, nella storia narrata, questo sia il modo migliore per risolvere la propria dissonanza cognitiva. Tutto ciò permette al protagonista non solo di superare il disagio che lo affliggeva ma anche di uscire dalla sua comfort zone e affrontare le proprie paure. Così facendo, completa il puzzle della sua vita con i ricordi che ha di Ilaria, e si apre alla possibilità di creare nuovi pezzi con cui costruire il proprio futuro.

Arte e narrazione

Seitu esprime le caratteristiche artistiche del mezzo su cui si esprime, e cioè il fumetto: ogni pagina contiene un’illustrazione dalla potenza narrativa e comunicativa incredibile. È possibile prendere una tavola, estrarla dal contesto in cui si trova e rimane comunque artisticamente autosufficiente. L’efficacia di tali illustrazioni è supportata anche dalla presenza risicata di balloon, presenti solo dove strettamente necessario e che si amalgamano alla perfezione con i disegni dell’artista.

Lo stile utilizzato è quello per cui Giovanni Esposito è diventato famoso. È caratterizzato da un tratto dolce e ondeggiante con il quale riesce a creare forme sinuose e organiche e che pone molta attenzione a gesti quotidiani, concentrandosi molto su parti del corpo come mani, bocca e capelli.

La palette cromatica non è mai troppo satura ed è utilizzata sapientemente per enfatizzare un oggetto, una persona o un’emozione specifica all’interno della scena. L’intera opera è un manifesto di design, pieno di trovate originali e di autocitazionismo: non mancano riferimenti ad alcune delle sue illustrazioni più apprezzate.

Un’altra illustrazione di Quasirosso, realizzata nei primi tempi della pandemia.

Seitu si rivela un’opera che difficilmente lascia indifferenti. È composto da silenzi, da attimi sospesi e sorrisi, alcuni spezzati e altri sbocciati. Un’opera di esorcismo nei confronti dei ricordi e della loro idealizzazione. Un’opera che può essere sia un balsamo lenitivo che sale sulle ferite.

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