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Derry Girls: l’adolescenza al tempo del “The Troubles”
Non è la prima volta che ci troviamo a parlare di serie TV comunemente definite “adolescenziali”, da Yellowjackets a Sex Education, questa tipologia ha alzato parecchio l’asticella negli ultimi anni.
Ora, i problemi dell’adolescenza portati su schermo sono affrontati con senso critico, sviscerati ma visti anche da un punto di vista ironico. È proprio il caso di Derry Girls, serie semi-autobiografica creata e scritta da Lisa McGee, che nel 2022 ha visto la sua conclusione dopo tre stagioni.
![Derry Girls](https://www.pop-eye.info/wp-content/uploads/2023/02/derrygirl-1-1024x576.webp)
Welcome to Derry
Derry Girls apre le scene sulla città di Derry (o Londonderry, in base all’orientamento politico) dell’Irlanda del Nord. Siamo a metà degli anni ‘90 e precisamente in uno dei periodi storici più duri e sanguinosi per i cittadini irlandesi. Per questo motivo, prima di procedere a parlare di questa sitcom vogliamo darvi delle coordinate storiche, in modo da inquadrare meglio il contesto in cui si muovono le nostre Derry Girls.
A partire dalla fine degli anni ‘60 e fino al 1998, a causa di discriminazioni e divisioni successive al precedente conflitto civile, in Irlanda del Nord la comunità cattolica, maggiormente legata a idee repubblicane, e la comunità protestante più identificata nell’unionismo, si scontrarono ferocemente. Il conflitto vide ben presto la partecipazione di organizzazioni paramilitari come l’IRA (Irish Republican Army) e si espanse velocemente anche nella Repubblica d’Irlanda e nel Regno Unito. Portando a un totale di oltre 3.500 morti da entrambe le fazioni.
Tra gli episodi più significativi del conflitto nordirlandese, denominato The Troubles, vi è la cosiddetta Bloody Sunday. Avvenuta proprio a Derry nel 1972 vide i soldati dell’esercito britannico sparare sulla folla di manifestanti disarmati uccidendone 14. L’episodio passò alla storia, segnando profondamente il paese e nell’immediato portò a un vero e proprio ripopolamento delle file dell’IRA.
Dopo uno dei periodi più violenti di offensive tra IRA, lealisti e forze britanniche (1988-1993) si iniziò ad assistere a periodi di tregue, fino ad arrivare al 1998 con l’Accordo (di pace) del Venerdì Santo, sottoposto poi a referendum e passato con il 71% di sì, che segnò definitivamente la fine del conflitto armato. Ed è proprio qualche anno prima di questo evento che inizia la serie.
Crescere in un paese violento
Derry Girls racconta la vita ordinaria in un paese violento. E lo fa mostrandoci Erin, sua cugina Orla, Clare, Michelle e suo cugino James alle prese con quello che per un gruppo di adolescenti è importantissimo: scuola, gite, esami e feste.
Se nella narrazione di guerre e conflitti comunemente sono l’uomo, la violenza e l’aspetto militare e politico ad essere al centro, qui Lisa McGee attua un ribaltamento di prospettiva.
Pone infatti sotto i riflettori una fascia che normalmente era esclusa da questo tipo di storie: le donne e, nello specifico, le ragazze. La stessa autrice ha infatti affermato di aver dato ampio spazio all’aspetto della “Ma culture” cioè al senso di sorellanza e solidarietà creatosi tra le donne in quel frangente.
Il conflitto c’è, è sempre presente grazie ai posti di blocco, i controlli e le notizie alla televisione ma non assume mai il ruolo di protagonista. Non viene ignorato ma più semplicemente la narrazione non riguarda lui, perché per la prima volta a parlare non sono leader o attivisti ma persone che devono imparare e vivere e gestire una quotidianità violenta.
![Derry Girls](https://www.pop-eye.info/wp-content/uploads/2023/02/derrygirl4-1024x702.webp)
I riferimenti storici rimangono ben presenti ma sono affidati a battute o brevi dialoghi. Restano quindi sempre sullo sfondo perché quello che Lisa McGee preferisce mostrare e raccontare non è la violenza, gli scontri o la tragedia del conflitto, bensì la quotidianità. Come persone e soprattutto, come un gruppo di amici adolescenti vive la propria vita in un momento storico particolare.
E lo fa senza rinunciare a una sana dose di ironia. La realtà infatti non viene ammorbidita ma le situazioni drammatiche vengono affrontate con sottile e tagliente humour. Questo è ben chiaro sin dalla prima puntata quando la notizia di una bomba su un ponte è fonte di paura, ma perché i ragazzi faranno tardi a scuola e la svagata zia Sarah potrebbe addirittura perdere il suo appuntamento al centro abbronzante.
L’ironia diventa un’arma da usare per affrontare e gestire una realtà che fa paura, per riappropriarsi di una quotidianità che nonostante tutto c’è ancora. L’aspetto vincente di questa serie è proprio questo.
Trattandosi di una serie semi-autobiografica ci immergiamo anche con un pizzico di nostalgia nello spaccato della vita a Derry negli anni ‘90. In questa quotidianità domestica fatta di mondanità, faccende, Dr Martens, musica dei The Cranberries e piani per andare al concerto dei Take That.
Se le tre stagioni seguono il percorso verso la pace dell’Irlanda del Nord è proprio l’ultima stagione a riflettere maggiormente il peso del conflitto. Questo si evince specialmente nell’ultimo episodio “The Agreement”, l’unico ad avere un tono più serio, che mostra proprio il giorno del referendum per approvare o meno l’Accordo del Venerdì Santo.
Qui viene mostrata con forza l’Irlanda in un momento storico segnante. Un intero paese in bilico, straziato dalle violenze, chiamato a fare una delle decisioni più importanti di sempre. Una decisione in cui le persone comuni devono destreggiarsi per capire essenzialmente cosa si chiede loro. Cosa riguarda la scelta e cosa realmente comporterà. Emblematica infatti la sequenza di nonno Joe che, munito di schema fatto di post-it, mappa e buste di patatine per indicare lealisti e repubblicani, chiama a raccolta gli adulti affermando di aver “capito le nozioni di base”.
![Derry Girls](https://www.pop-eye.info/wp-content/uploads/2023/02/screen2-1024x511.webp)
Nonostante qualche battuta, qui il conflitto, i danni, le conseguenze, le ricadute e la moralità sono affrontati con più serietà. Non solo dagli adulti ma anche (e specialmente) dalle ragazze che, finalmente maggiorenni, sono per la prima volta chiamate a decidere per le sorti del loro paese.
E sulle note di Dreams dei The Cranberries, canzone che apriva anche il primo episodio della serie, è la speranza a fare da filo conduttore. Perché nonostante la bruttezza del conflitto, specialmente nella fascia più giovane c’è la volontà di andare avanti e cercare il meglio in un futuro ancora poco roseo.
L’episodio segna davvero la fine di un’era ma è anche un punto di svolta. Negli ultimi minuti, al significativo monologo di Erin si alternano fotogrammi e dialoghi reali del conflitto, come a mostrare una crescita, un cambiamento parallelo vissuto sia dal singolo che dall’intera nazione.
Le Derry Girls entrano nell’età adulta, in una nuova fase delle loro vite, e lo fanno in paese trasformato ma finalmente in pace dopo trent’anni di sangue e violenza.
Una parte di me vorrebbe che tutto rimanesse uguale. Che restassimo così per sempre. Una parte di me non vuole crescere.
Derry Girls, stagione 3, episodio 7
Non sono sicura di essere pronta. Di essere pronta per il mondo. Ma le cose non possono rimanere uguali. E non devono. Non importa quanto può fare paura. Dobbiamo andare avanti. E dobbiamo crescere. Perché le cose potrebbero cambiare in meglio.
Dobbiamo avere coraggio. E se i nostri sogni vengono infranti lungo il percorso, dobbiamo usare i pezzi per crearne di nuovi.
CC