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La figura di Cassandra ne La Torcia di Marion Zimmer Bradley

Non è la prima volta che ci troviamo a parlare su questi schermi di riscrittura del mito greco delle figure femminili presenti in esso. Abbiamo dato uno sguardo alle opere di Madeline Miller, specialmente su Circe, così come abbiamo esplorato l’opera cinematografica di Pier Paolo Pasolini, Medea.

Ma il fenomeno dei retelling non sembra esaurirsi. Anzi ogni anno l’interesse cresce e sul mercato letterario approdano sempre più titoli accattivanti, volti a dare voce alle donne del mito. Vedi le uscite previste per quest’anno come: Elektra di Jennifer Saint (già autrice del bestseller Arianna pubblicato in Italia da Sonzogno), e Ithaca di Claire North che promette una rilettura della figura di Penelope (già ampiamente affrontata da autrici come Margaret Atwood).

Questo interesse ha portato alla ripubblicazione di veri e propri classici del genere, dopo anni di assenza sul mercato italiano. È il caso dell’uscita dell’uscita di Harper Collins che, a distanza di 34 anni, dà alle stampe (in versione integrale) La Torcia di Marion Zimmer Bradley, riscrittura dell’Iliade di Omero dal punto di vista di Cassandra.

La Torcia di Marion Zimmer Bradley
Aiace Oileo rapisce Cassandra – Solomon Joseph Solomon (1886)

La pubblicazione Harper Collins ci fornisce l’occasione per approfondire la figura della principessa di Troia, passata alla storia come profetessa inascoltata.

Cassandra dal mito alla modernità

Da Clitennestra a Medea, passando per Fedra, e Penelope, il corpus di miti greci è ricco di figure femminili di rilievo. Tra queste Cassandra, risulta uno dei profili più complessi del dramma greco.
La sua figura mitico-tragica ha affascinato per secoli per via della situazione ambigua che la pone su un confine che separa umano e divino. Andando a evidenziare i complessi rapporti tra uomini e divinità.

Le notizie su Cassandra di Troia ci arrivano da molteplici fonti come Igino, Pseudo Apollodoro, Pindaro, il ciclo epico Le Ciprie, Omero. Ma l’immagine arrivata fino a noi è stata condizionata soprattutto dalle versioni tramandate dalle tragedie del teatro attico del V secolo a.C. di Eschilo ed Euripide.

Da queste fonti sappiamo che Cassandra era figlia di Priamo ed Ecuba, regnanti di Troia, e sacerdotessa al tempio di Apollo che le donò l’arte profetica. Qui il mito propone due diverse versioni ma secondo la più famosa, il dio del sole avrebbe concesso le arti divinatorie alla sacerdotessa in cambio del suo amore. Quando la ragazza rifiutò di concedersi il dio le sputo sulla bocca maledicendola: nessuno, infatti, le avrebbe più creduto.

Di conseguenza tutte le sue profezie rimangono inascoltate: più volte avvisò che Paride avrebbe portato sciagura su Troia. Rivelò che i greci erano nascosti dentro il cavallo condotto nella città ma fu ignorata con la sola esclusione di Laocoonte, punito poi per questo da Poseidone (o Atena, dipende dalla versione del mito).
Dopo la caduta della sua casa, fatta schiava da Agamennone, venne portata a Micene dove profetizzò la sua morte. Come da copione nessuno le credette. Così sia Cassandra sia il famoso Atride trovarono qui la propria morte per mano della congiura organizzata da Clitennestra ed Egisto.

La Torcia di Marion Zimmer Bradley

Nelle tragedie la caratteristica su cui ci si focalizza è la sua capacità profetica. Particolarità che, invece, non è citata da Omero. Nelle sue opere la fanciulla è conosciuta per la sua avvenenza, tanto da essere indicata come tra la più bella delle figlie di Priamo.

La dote profetica di Cassandra non è assolutamente abbozzata. Anzi è ben definitiva e connotata secondo quei due aspetti che Platone nel Timeo (71d-72b) chiama mantikè e propheteia. Rispettivamente l’uomo pazzo che privo di ragione assurge alla verità tramite la veggenza ispirata dal dio, e l’uomo che cosciente usa il ragionamento.
Infatti nella sua divinazione sono ben identificabili due fasi:

  • Una fase di percezione estatica, in cui viene investita dalle visioni e le proferisce senza mediazione razionale;
  • una fase di comunicazione, quando la razionalità interviene per tradurre le visioni in concetti comprensibili.

In lei albergano quindi Veggenza (a causa dell’incongruenza tra linguaggio divino e umano la visione risulta ambigua) e Profezia (grazie a un processo razionale la visione è comprensibile).
Ma la particolarità e il fascino di Cassandra risiedono proprio nel fatto che, anche quando la ragazza pronuncia la profezia con il massimo della chiarezza, la maledizione di Apollo le impedisce di essere creduta.

Proprio il rapporto con Apollo è un aspetto fondante del personaggio delle opere di Eschilo e Euripide. I due drammaturghi infatti danno alla relazione due diverse e interessanti configurazioni:

  • La Cassandra dell’Agamennone di Eschilo, vede in Apollo un antagonista, il carnefice che la punisce per non aver ceduto ai suoi desideri. Ma qui Cassandra non è solo vittima passiva ma donna ribelle che reagisce di fronte a dei e uomini, pagando cara però la sua ribellione;
  • in Euripide (opera Le Troiane) il rapporto è ben diverso. Il dio la protegge mentre il catalizzatore dell’odio della fanciulla diviene Agamennone. La donna si presenta come vittima degli uomini che non rispettano nulla. Cedono alla hýbris, ricordando così tutte le vittime e le donne troiane consegnate come schiave ai greci. È interessante notare come nell’opera euripidea, per sottolineare il suo stato di emarginazione, Cassandra presenta i tratti dell’invasamento apollineo uniti alla sfera dionisiaca. Mostrando così una duplice immagine di menade e pazza.

La figura di Cassandra ha assunto in età moderna quello della profetessa veritiera emblema della “mancanza di riconoscimento pubblico del discorso femminile” (Iriarte). O ancora simbolo dei valori ideali che non possono essere distrutti né dalle sorti degli uomini, né dall’oblio del tempo (Foscolo, I Sepolcri).
Addirittura ha ispirato il nome della “Sindrome di Cassandra”, usata per descrivere le persone che, dopo un trauma, fanno appunto previsioni infauste senza essere credute.

La Torcia di Marion Zimmer Bradley e la sua Cassandra

In La Torcia, Marion Zimmer Bradley parte dalla mitologia greca ma vi si discosta, prendendosi non poche libertà. Un retelling nel vero senso della parola, che rielabora il mito già conosciuto per donare una prospettiva nuova e femminile, facente particolare attenzione alla realtà umana.

L’autrice crea la sua versione della principessa del Ciclo Troiano prendendo spunto dalla Tavola 803 del Museo Archeologico di Atene. Questa menziona i discendenti di Cassandra ponendo così una base storica per l’esistenza della sacerdotessa di Apollo.

Zeus di Dodona; accogli questo dono

offerto dalla mia famiglia e da me,

Agatone figlio di Echefilo,

della famiglia di Zacinto,

consoli dei Molossi e dei loro alleati,

che discendono da trenta generazioni

da Cassandra di Troia.

Tavola 803 del Museo Archeologico di Atene

Il romanzo muove i primi passi dall’incubo di Ecuba, che incinta, sogna di partorire un bambino in fiamme. Come una torcia, avrebbe dato alle fiamme Troia presagendo così la fine della sua città.
Da questo punto la storia della decennale guerra tra Greci e Troiani si snoda attraverso il punto di vista di Cassandra. Non creduta per via del suo sesso, vede la rovina abbattersi gradualmente su Troia senza riuscire a fare nulla per evitarla. Unico testimone del suo dolore diviene il lettore.

Eppure Signore Apollo, qualunque cosa mi sia stata tolta, verrà un giorno in cui ricorderanno ciò che ho detto e sapranno che non mentivo.

La Torcia, Libro II, Cap. 8, pag. 282)

La storia della sacerdotessa, tra dolori e crescita personale, mostra un mondo in cui gli ideali femminili vengono soppressi dalla cultura patriarcale.

Un mondo maschile crudele in cui però gli eroi, tradizionalmente investiti da qualità nobili e alte, qui vengono messi sotto una luce negativa risultando più umani e imperfetti.
Sono le donne le vere protagoniste a cui l’autrice dà voce per affrontare temi come patriarcato e ruolo delle donne.

Cassandra infatti trovandosi in bilico tra vecchia e nuova cultura, riflette spesso sulla religione e il mondo in cui vive. Donando spunti di riflessione decisamente interessanti.

La scelta di rielaborare le vicende di Troia non è stata una scelta casuale. Per l’autrice la perdita della cultura matriarcale diventa un tema fondamentale del romanzo. Infatti vedeva nella guerra di Troia, e soprattutto nell’invasione dorica e nella scomparsa della cultura minoica e micenea, il perfetto esempio della cultura maschile in procinto di dominare e soppiantare del tutto il punto di vista femminile.

Nell’opera, in questo mondo sull’orlo del cambiamento, vediamo così i Troiani governati da un re e venerare il dio maschile Apollo. Mentre in Colchide, la regina Imandra governa da sola e le Amazzoni vivono indipendenti secondo le loro regole. Ma questi stili di vita sono in declino, destinati a esaurirsi ed a essere dimenticati con l’avvento dei greci.

Forte nel libro è una dicotomia femminista ben rappresentato in alcun personaggi.
Infatti Cassandra e Pentesilea rappresentano la ricerca di indipendenza e autonomia. Mentre figure come Andromaca ed Ecuba si sono adattate fino alla subordinazione ai tradizioni e ai valori patriarcali.

La Torcia di Marion Zimmer Bradley
La Torcia di Marion Zimmer Bradley, vecchia edizione

Questo rapporto tra patriarcato e culti femminili viene esplorato anche nella religione. La Torcia unisce in maniera interessante elementi della mitologia greca a quelli del neopaganesimo già individuati nella famosa opera dell’autrice Le Nebbie di Avalon.
Entrambe le storie mettono al centro il confronto tra i sistemi di credenze femminili incentrati sulla Madre Terra e le crescenti religioni patriarcali.

Proprio questa dicotomia religiosa viene mostrata in modo evidente nel conflitto tra Apollo e la Dea (con la divinità serpente emblema della dea uccisa da Apollo a simboleggiare la distruzione del potere femminile nelle sfere sociali, politiche e religiose).

La Torcia di Marion Zimmer Bradley rielabora il mito che tutti conoscono a menadito, donando una voce unica e divenendo l’occasione per dare voce agli esclusi, alle donne silenziose spesso rimaste ai margini della storia.

CC