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Halo Infinite: vecchio, attuale, nuovo

Halo Infinite ha infatti un compito difficile: unire vecchio, attuale e nuovo. Deve avere la forza di guardare al passato di una saga che ha saputo creare una formula unica e personale, di non tradire il nuovo corso inaugurato con Halo 4 e in parte con Reach, ma anche di rivolgersi al futuro, a chi inizierà il suo viaggio solo ora.

Così avevamo descritto le nostre speranze in Halo Infinite nella retrospettiva dedicata alla famosa serie. In effetti, a un mese dalla release dell’ultima fatica di 343 Industries, possiamo dire di non averci visto troppo male.

Master Chief e Arma.

Halo Infinite si pone come un anello di congiunzione tra vecchio e nuovo, ma per farlo cerca di tenere i piedi in ben più di due scarpe. Vuole essere un ritorno alle origini, un ponte tra attuale e classico. Ma anche un gioco moderno, al passo coi tempi: da qui l’aggiunta dell’open world. Vuole essere la chiusura della trilogia iniziata con Halo 4 e 5 ma anche un nuovo inizio per rilanciare il brand. E, ovviamente, Infinite vuole essere anche un altro grande videogioco all’interno della serie.

Ma, come è ovvio, i piedi sono solo due ed è decisamente difficile riuscire a raggiungere così tanti obbiettivi in un colpo solo. Non è un caso se lo sviluppo di Halo Infinite abbia subito problemi e ritardi sicuramente dovuti gli enormi obbiettivi che 343 Industries si era posta.

Un ritorno alle origini?

Halo Infinite è dichiaratamente e inequivocabilmente ispirato al primo capitolo della serie. Però, giocandolo, si ha l’impressione, per certi versi, che lo sia fin troppo, a partire dal setting generale che viene proposto.

Zeta Halo è letteralmente una riproposizione delle ambientazioni ed atmosfere dell’Alpha Halo, sia nei paesaggi naturalistici punteggiati da pinnacoli tecnologici, che nei metallizzati e scintillanti corridoi sotterranei. Piccola (ma grande) differenza è la varietà di biomi che non trovano spazio in Infinite, relegandoci ad una mappa eternamente identica, anche se capace di regalare scorci notevoli e mistici.

Paesaggi naturalistici e pinnacoli tecnologici.

Anche le musiche, incisive e caratterizzanti, sono sostanzialmente dei maestosi arrangiamenti della colonna sonora storica di Halo. Quasi uno spreco, considerando la bravura dei compositori coinvolti (Curtis Schweitzer, Gareth Coker, Joel Corelitz), relegare la colonna sonora ad una riproposizione del lavoro originariamente concepito da Martin O’Donnell, seppur di altissima qualità e perfettamente coerente con il mood del videogioco.

L’aderenza al canone tradizionale è talmente pedissequa che fanno il loro ritorno anche le sequenze interminabili di corridoi tutti uguali all’interno delle missioni lineari. Tediose e monotone parti di gioco che potevano benissimo rimanere nel 2001, volute o no che siano per ritornare a quelle atmosfere nostalgiche.

Le fondamenta danneggiate di Zeta Halo.

Praticamente, in questo aspetto Halo Infinite risulta quasi incastrato nella sua eredità: nella volontà di rendere merito alla saga, perde quasi tutte le sfumature che si erano pian piano aggiunte e calibrate nel corso degli anni. Fa, insomma, l’errore opposto di Halo 5 che aveva, invece, abbandonato eccessivamente quel setting originale e unico.

Un ponte tra attuale e classico?

Discorso diverso per quanto riguarda la giocabilità. Come dicevamo nella scorsa analisi della serie, era importante per Halo avere una buona amalgama tra fasi lineari e battaglie “sandbox” con mezzi e alleati. Halo Reach, 4 e 5, andavano man mano a cambiare, procedendo verso delle arene di combattimento in sequenza, sempre più verticali e complesse. Ebbene, Halo Infinite riesce a coniugare tutte queste diverse tipologie di scontri, senza perdere ritmo o sbilanciandosi eccessivamente verso l’una o l’altra (se non per gli eccessivi corridoi da svuotare citati prima).

Possiamo riassumere la struttura di Infinite come un enorme livello aperto in stile Silent Cartographer, più strutturato, molto sandbox e dall’approccio libero. Questo racchiude una serie di livelli più lineari, contenenti a loro volta delle arene multilivello. Un po’ come succedeva in ODST, ma più in grande e con più consapevolezza.

Tutti a bordo del Warthog per girare liberamente, come nei primi Halo.

Tutti gli approcci a questi scontri sanno essere estremamente dinamici e appaganti grazie alla giusta miscela tra nuovo, moderno e classico: il perfezionato gunplay, la tradizionale IA legata alla gerarchia delle truppe nemiche, il miglioramento dei gadget e di alcune funzionalità di Halo 5; novità assolute,come le bobine e il versatile rampino, che fa la parte del leone, oltre che l’aggiunta delle armi elettriche alle storiche plasma e proiettili (fondamentali per lo shooting di Halo). Tutto si unisce per arrivare a quello che è, probabilmente, il più rifinito gameplay della saga. Perfezionabile e bilanciabile, ma identitario come un tempo ed esteso come mai prima.

È qui che, al contrario di quanto accaduto col setting, Halo Infinite riesce ad essere un ritorno alle origini con un ampio sguardo al futuro. Il peso della serie a cui appartiene non risulta limitante. Ma nemmeno è ignorato.

Grazie a questo ottimo gameplay, anche l’eccessiva ridondanza di ambienti, miniboss, obiettivi secondari e corridoi fotocopia riesce ad essere facilmente tollerabile, se non divertente.

Le “isole” dovute alla rottura dello Zeta Halo.

Un moderno open world?

Questo è particolarmente importante ai fini della mappa aperta che fa da cornice a tutto il gioco. Come già detto, questo open world è un grande livello aperto dove ci si può liberamente approcciare ai vari obiettivi nei modi che più si preferisce: da solo, con veicoli o con alleati.

Nonostante nei fatti sia semplicemente una distesa (non così folta, per fortuna) di punti di interesse da pulire, il gameplay e il contesto riescono a far reggere abbastanza bene il sistema. Aiutare marine, liberare basi e colpire punti strategici nemici fa sentire al giocatore di essere davvero l’ultima risorsa che può (o deve?) sovvertire le sorti della guerra. Riconquistare l’anello è vitale e ogni base riconquistata lo ricorda, anche ludicamente, tramite lo sblocco di nuovo equipaggiamento.

La mappa “aperta” di Halo Infinite.

Halo Infinite riesce, con un escamotage narrativo ben piazzato, a rendere coerente la sua mappa aperta. Ma non basta a nascondere la sua struttura banale da “lista della spesa” di matrice simil-ubisoftiana. Sì, più moderna e al passo coi tempi, ma non automaticamente interessante o necessaria.

Una conclusione e un nuovo inizio?

E non è l’unico bel colpo narrativo che Halo Infinite riesce a piazzare. Di fatto, con questo capitolo 343 Industries chiude i conti con Halo 4 e 5. Pur con le necessità strutturali che lasciano meno spazio di manovra per narrare in modo tradizionale ciò che Halo 5 prometteva sul suo finale, Infinite trova un metodo per chiudere il ciclo iniziato con Halo 4.

Col giusto rispetto, senza buttare tutto alle ortiche, la questione viene messa delicatamente da parte, risolvendola in maniera coerente, anche se un po’ frettolosa. Sicuramente differente da ciò che ci saremmo aspettati sei anni fa, ma non per questo più raffazzonata.

Paesaggi naturalistici e pinnacoli tecnologici, in notturna.

Halo Infinite ha scelto di andare verso un nuovo inizio, chiudendo la maggior parte delle questioni irrisolte e procedendo verso un soft reset. Questo è utile sia al giocatore novizio, che si approccia ora al mondo di Halo, sia al fan di lunga data. Trovare qualcosa di nuovo, senza ignorare o rinnegare ciò che era rimasto irrisolto, è possibile.

Questa scelta è sicuramente legata a doppio filo al rilancio della serie. Gli ultimi due capitoli, infatti, avevano visto una parabola discendente di popolarità anche nella fanbase storica. Eppure esistono modi e modi di fare una manovra del genere: quella scelta da Infinite è sicuramente convincente.

Un grande videogioco?

Non bisogna comunque dimenticarsi che un’ opera non ha doveri solo verso la saga a cui appartiene, ma anche verso se stessa. Halo Infinite doveva essere prima di tutto un gioco riuscito di per sé o tutto il resto sarebbe solo contorno.

Come precedentemente esposto, il gameplay di Infinite è rifinito e ottimamente funzionale. È sicuramente l’aspetto più riuscito dell’opera, poiché riesce a sintetizzare la serie aggiungendo qualcosa di nuovo. Questo rimane in parte vero anche nell’aspetto narrativo.

Avrete ormai notato che l’ambientazione è un po’ tutta uguale.

Si fa ritorno all’epica tamarra che aveva contraddistinto la serie ma senza abbandonare l’idea di un Master Chief (e comprimari) più approfondito e umano. In Halo Infinite ci si ritrova in una storia più intimista (Halo 4), ma ricca di umorismo e frasi ad effetto (Halo 3).

Una via di mezzo complessivamente vincente, al netto di alcuni passaggi poco chiari, poiché evolve il concetto senza diventare straniante come in alcuni punti dei due precedenti capitoli di 343 Industries.

Halo Infinite è essenzialmente un capitolo di raccordo per la serie a cui appartiene, ma non per questo è un videogioco non meritevole o disfunzionale. Anzi, è un videogioco dal gameplay ragionato e dalla struttura che riesce a convincere nonostante alcuni tentennamenti e limiti spesso autoimposti.

Ha comunque il suo (solito) grande fascino.

E oltre.

Possiamo quindi dire che Halo Infinite tenga discretamente i suoi due piedi in quasi tutte le scarpe che vuole indossare. Vince quando risulta essere il giusto bilanciamento tra passato e presente. Fallisce quando si autolimita nel cavalcare il passato senza cercare un’ identità propria all’interno della saga.

È un videogioco riuscito: un ottimo ponte tra tutti i capitoli di Halo che riesce a chiudersi in modo soddisfacente per riaprirsi a qualcosa di nuovo ma dal sapore classico. Una sintesi di tutto quello che in 20 anni Halo è riuscita a realizzare.

I venti anni di Halo si vedono tutti in Halo Infinite.

Halo Infinite aveva un compito difficile: unire vecchio, attuale e nuovo. Con difficoltà, ci è riuscito ed ora è il capitolo che indirizza la serie verso un nuovo inizio per far si che chiunque possa continuare (o iniziare) la sua personale epopea in quell’universo affascinante e unico che è Halo.

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