ECHO: la perfezione è aliena
Echo, forse per eccessiva onestà intellettuale, per meticolosità o per scherzo, esprime tutto sé stesso già nel titolo. L’eco è doppiezza e inganno: dove lo specchio riflette una nostra versione ribaltata, il suono può ammaliarci, illudendoci di sentire quello che vogliamo ma non restituendoci mai una copia perfetta.
Il (vero) cyberpunk è invisibile agli occhi: Else Heart.Break()
Else Heart.Break(), fin dal titolo, non fa neanche finta di nascondersi dietro a un dito: per decifrarlo correttamente, infatti, sono già necessari un minimo di rudimenti di programmazione.
Dieci anni di Hotline Miami
Raccontare oggi Hotline Miami è compito arduo. Del lavoro di Dennaton Games esistono, infatti, innumerevoli letture, susseguitesi nel corso degli anni, e ciò rende nondimeno complesso sia aggiungere qualcosa al discorso che evitare di sporcare irrimediabilmente il foglio, nel tentativo maldestro di innovare il dibattito intorno a questo straordinario videogioco.
“Ci stai giocando male!”: quando un gioco cambia faccia
Quante volte ci sarà capitato di avere una conversazione simile con qualche amico o amica?
Quante volte siamo stati proprio noi a pronunciare la prima frase? E quante altre volte ci siamo trovati dall’altra parte? Magari inveendo contro quello youtuber che proprio ha sbagliato approccio.
Kentucky Road 96: di prospettive su viaggio e libertà
Kentucky Route Zero e Road 96 sono due videogame profondamente diversi. A onor del vero, esiste un dibattito sulla legittimità stessa dell’attribuzione del termine “videogame” a Kentucky Route Zero, che può più propriamente essere definito un’opera di ludonarrativa, essendo fornito di un gameplay scheletrico.
Netflix, m’hai provocato? E io ti distruggo con la domestication
di Beatrice Vanacore
Per parlare con cognizione di causa sia la domestication, è necessario palesare una tematica rimasta sopita nel primo articolo dedicato al rapporto fra Netflix e i suoi utenti: quello fra determinismo tecnologico e costruttivismo sociale. Con questi due termini ci si riferisce a due atteggiamenti -antitetici – con cui si può guardare alle tecnologie.
Continua a guardarmi: come ci legge l’algoritmo di Netflix
di Beatrice Vanacore
Chi l’avrebbe mai detto, agli albori del 2019, che sarebbe arrivata una piaga in grado di modificare i più inattesi aspetti della nostra quotidianità? Di pandemia si è parlato – e si parla – moltissimo; fra queste righe, quindi, non lo faremo.
Cosa ci rimane di Horizon Forbidden West
Cinque anni: questo è il tempo trascorso tra i due Horizon, Forbidden West e Zero Dawn. Di acqua ne è passata sotto i ponti – compreso il lancio di una nuova generazione di console – e soprattutto è cambiato chi concorreva, nella finestra di uscita, proprio con il lavoro di Guerrilla.
Tunic è una sfida all’abisso della contemporaneità digitale
La nostalgia è un sentimento controverso. Il rimpianto per il passato può essere infatti dettato, più che da un giudizio di merito su problematiche reali del presente, da un malcelato desiderio di tornare a un periodo più semplice per sé, un non-luogo dove i problemi non erano percepiti, le difficoltà avevano scala ridotta e la morte sembrava talmente lontana da esistere solo per gli altri.
L’amore ci farà a pezzi: da Solanin a Florence, sola andata
Che poi, alle volte, è veramente solo questione di lampi notturni. Di quelle immagini che ti prendono, e non ti lasciano; o almeno non lo fanno per tutto il tempo che si dovrebbe dedicare al sonno. Il problema è il giorno dopo, quando le idee si schiariscono: ciò che era presente alla mente, quel collegamento così palese, non c’è più.
Elden Ring ha davvero rivoluzionato l’open world?
Elden Ring è senza dubbio il fenomeno del momento, un titolo che è stato in grado di far avvicinare un gran numero di nuovi giocatori a questo genere considerato hardcore.
L’elevato numero di vendite raggiunte ha generato anche numerose discussioni riguardo alla sua struttura.
Di regole, meccaniche e agenzie investigative a Singapore
Uno dei temi più caldi della conversazione videoludica contemporanea, che coinvolge nelle sue premesse anche “Chinatown Detective Agency” (General Interactive co., 2022), riguarda la ripetitività di certi schemi, tanto frequenti da diventare immediatamente riconoscibili ai fruitori.
Orrore e rifiuto, ovvero Suehiro Maruo
Suehiro Maruo è un mangaka poco comune nel panorama fumettistico contemporaneo.
Riconosciuto generalmente come uno dei maestri del manga horror – il di cui debutto su carta risale agli anni Ottanta – al contrario di molti suoi colleghi non si è limitato al solo fumetto: spesso ha spaziato dall’illustrazione alla pittura.
Il labirinto del Fauno: i regni della morte e dell’amore
di Lina Crispino
Il labirinto del fauno è una storia che contiene al suo interno una fiaba e un’anti-fiaba, realtà e fantasia, un epilogo tragico e un lieto fine. Come i Maquis che trovano riparo nella foresta, allo stesso modo il racconto di Guillermo Del Toro presenta un intreccio narrativo insidioso, un easter egg di significati e rimandi ben congegnati, dove ogni storia possiede la sua genealogia.
La traduzione del fumetto tra sfide e compromessi
La traduzione e il suo funzionamento vengono studiati sin dai tempi antichi: Cicerone e San Girolamo furono i primi a tentare di dare una definizione di traduzione e a spiegare come questa funzionasse.
Ci siamo dimenticati troppo presto di Deathloop
La religione dell’istante è un problema della modernità. E pure piuttosto serio.
Ormai almeno una volta al mese fagocitiamo un videogioco, un libro, una serie, un fumetto, un film che viene trattato a destra e a manca come se fosse l’opera definitiva, quella che può avere un lascito fondamentale sia all’interno delle rispettive industrie che nell’immaginario collettivo.
The Batman: un nuovo pipistrello, per una nuova epoca
Batman (senza The), quello del 1989 con Michael Keaton diretto da Tim Burton, inizia con una scena iconica, un inganno: allo spettatore viene mostrata una famigliola in pericolo che sta per essere derubata e uccisa. Ovviamente la mente va subito all’omicidio di Martha e Thomas Wayne, e tutti sono convinti che stiano venendo rivelate proprio le origini del supereroe.
Viaggio introspettivo in “È stata la mano di Dio”
di Lina Crispino
Due strade si incontrano ortogonalmente come tende di un sipario, a introdurre un atto di pura simmetria, avvolto nel manto dispersivo della notte – sotto lo sguardo del regista Antonio Capuano e di un occhio attento che, affascinato, seguirà le sue orme.